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Poca Inter in Europa La vendetta di Rafinha mette le ali al Barça

Anche senza Messi, i catalani sono superiore Jordi Alba fa 2-0, nerazzurri mai pericolosi

Poca Inter in Europa La vendetta di Rafinha mette le ali al Barça

Aveva due risultati su tre a disposizione l'Inter. Sì perché se vincere al Camp Nou contro il Barcellona significa fare l'impresa, uscire indenne da quello stadio che mette i brividi è comunque qualcosa di simile. Ma non c'è verso. Troppo forte il Barcellona, anche senza il fenomeno Messi, in tribuna a fare il tifo. Ci ha provato l'Inter, prima coperta e poi più offensiva ma il divario tecnico tra le due squadre è e resta evidente, specie in quello stadio magico.

Spalletti in avvio sceglie di premiare due reduci del derby col Milan. Borja Valero è confermato come vice Nainggolan a centrocampo, per la sua abilità di palleggio ma anche per la sua capacità di contrastare la prima creazione del gioco avversario. Candreva, dopo i pochi minuti da protagonista nella stracittadina in cui ha avviato l'azione del gol partita, è preferito a Politano da trequartista. Ma la partita dell'ex azzurro dura solo un tempo. Il tecnico lo boccia al 45' e rilancia il più offensivo Politano. Con Brozovic e Perisic recuperati in pieno, l'unico altro cambio è Miranda al posto di De Vrij al centro della difesa accanto all'inamovibile Skriniar, inerata no.

Prima Coutinho poi Icardi su cross di Perisic cercano di accendere la sfida ma è Handanovic a sfoderare una parata delle sue al minuto 18 su colpo di testa del giovane francese Lenglet. Icardi ha solo una palla buona, al minuto 25, ma il suo tocco non supera Ter Stegen. È il preludio al vantaggio catalano che arriva la 32'. Rafinha, proprio lui, l'ex più atteso, che poteva essere in campo con l'altra maglia, si infila tra Skriniar e D'Ambrosio e batte Handanovic da pochi passi su assist al bacio di Suarez. Male la difesa nerazzurra. E non sarà l'unica volta. L'Inter gioca con coraggio, ci prova per lo meno. Perché il possesso palla del Barça è meraviglioso. Difficile da contrastare in fase difensiva, ancor di più se si vuole ripartire. Troppe volte Brozovic e compagni sono pressati e non riescono a giocare. L'unica via di fuga è il lancio lungo e la ripartenza veloce.

Nella ripresa Spalleti cambia, come detto, un uomo, ma prova a mutare soprattutto atteggiamento, cercando di dare più coraggio ai suoi. Così l'Inter parte forte puntando, per quanto possibile, sul possesso palla con verticalizzazioni rapide. Più rischi di beccare il contropiede che chiude la gara, ma anche l'unico modo per cercare di pareggiarla. Nei primi 5' è proprio il neo entrato Politano a cercare il gol per due volte ma prima Ter Stegen respinge poi la mira è sbagliata. È una fiammata, perché il Barcellona riprende il possesso del campo e sfiora il gol in un paio di occasioni. Spalletti allora decide di provare il tutto per tutto, mettendo Lautaro Martinez al posto di Borja Valero anche nel tentativo di liberare Icardi dal consueto isolamento ma sono ancora i catalani a sfiorare il raddoppio, prima con Suarez e poi con Coutinho, anche lui un ex, che spacca la traversa a Handanovic battuto. Entra anche Keita, ex canterano blaugrana come Icardi, per Perisic mentre nel Barça il brasiliano Arthur, degno erede del mostro sacro Iniesta, lascia il posto a un fischiatissimo Vidal, poco più di una comparsa in questa prima parte di stagione. Lui che poteva essere la ciliegina sulla torta della campagna acquisti dell'Inter. Non la chiude l'ex juventino, ma da lui parte l'azione che uccide la partita per merito di un diagonale chirurgico di Jordi Alba che anticipa ancora Skriniar. Un ko che fa male ma non malissimo. Perché Il pareggio tra Psv e Tottenham permette all'Inter di avere comunque la qualificazione in mano.

Il Barcellona è di un altro pianeta ma l'Inter può continuare a sognare notti magiche.

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