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La Potenza del presidente diventato "santo patrono"

Salvatore Caiata ha rilevato il club lucano e ora in città c'è chi chiede la grazia a lui invece che a San Gerardo

La Potenza del presidente diventato "santo patrono"

Il video urlato della «tostaggine» ha superato i 100 mila like: «Sììì! Noi questo volevamooo! Dobbiamo sempre essere tostiii! Non arrenderci maiii! Scusate, ma sono galvanizzatooo!». E giù pugni sul cuore, nel gesto classico che vuol dire: questa è la nostra fede, e guai a chi ce la tocca. Fede calcistica, ovviamente. Un credo religioso che a Potenza si era perso dai tempi delle Crociate.

A difesa del Santo Sepolcro del «Viviani» (lo stadio cittadino) negli ultimi anni si sono alternati solo soldati di ventura (e sventura), più che altro interessati ai bottini di guerra. Finché all'inizio di questo ennesimo, tristanzuolo, campionato di serie D, è arrivato lui, il nuovo legionario di Cristo: Salvatore (di nome e di fatto) Caiata, 47 anni, potentino doc, pirotecnico imprenditore armato - metaforicamente - di tanti razzi (che da queste parti si chiamano «cipolle») custoditi nello zainetto nero che porta sempre sulle spalle, al pari della testa sul collo.

Da neo presidente del glorioso club rossoblù (che dal '63 al '68 ha militato in B sfiorando la A nel '65 grazie ai gol dei giovani Boninsegna e Bercellino, che sarebbero poi esplosi nell'Inter e nella Juventus) Super Caiata non ne ha sbagliata una: ha ingaggiato giocatori di qualità; ha promosso la campagna abbonamenti girando uno spot insieme al trio comico «La ricotta»; si è gemellato con diverse tifoserie avversarie; ha stilato un codice etico che vieta ai tesserati comportamenti antisportivi; ha bandito i cori violenti o razzisti; ha introdotto la consuetudine di lasciare sempre lindi gli spogliatoi delle squadre che ospitano il Potenza in trasferta; offre ai tifosi grigliate per compattare il gruppo.

Bella favola di provincia in un calcio globalizzato che spesso assomiglia a un film horror. E i risultati stanno premiando il rivoluzionario Caiata: i leoni potentini guidano il girone H a punteggio pieno, sette vittorie su sette, 25 gol fatti, 3 subiti. Coi tifosi che ruggiscono di piacere.

«Sono orgoglioso degli applausi con cui veniamo accolti su ogni campo - confessa il presidente -. Anche gli avversari vengono sempre a stringerci la mano. Via internet arrivano poi i mi piace dei tanti lucani sparsi per il mondo. È una soddisfazione enorme». Merito del tiki taka della formazione di mister Ragno, ma anche degli sketch altrettanto spettacolari di Caiata. Lui, sempre in trance agonistica: prima durante e dopo la partita. Una «pazzia» h24 che ha contagiato l'intera Potenza. C'è chi paragona il presidente potentino al suo collega sampdoriano, Massimo Ferrero, o addirittura lo accosta a Gianluca Vacchi, l'imprenditore amante del lusso e inventore di balli «di tendenza». Ma Caiata preferisce smarcarsi da entrambi.

E fa bene, perché la linea di confine tra simpatia e macchiettismo è molto labile. Salvatore Caiata, pur nel suo tocco naïf, resta invece una persona serissima. Altrimenti non sarebbe già diventato un'istituzione in una città problematica dove le istituzioni - quelle vere - sono da retrocessione, con il Comune che fa poco e male e la Regione che, di buono, ha solo una cosa: trasmette in diretta su Facebook le telecronache delle partite del Potenza in trasferta.

Nella baraccopoli del rione Bucaletto, a 37 anni dal terremoto del 23 novembre '80, c'è ancora chi aspetta una casa vera. I politici zombie non se ne vergognano, e la città muore ogni giorno di più.

A far resuscitare almeno la passione per il calcio sta invece provvedendo la cura-Caiata. «Amo la mia terra, i suoi valori, le sue tradizioni - racconta il patron rossobù - Come tanti giovani lucani sono emigrato al Nord: ho studiato e lavorato in Toscana. Ma il calcio mi è rimasto nel sangue. Ai tempi del Siena in A ho fatto parte della dirigenza, l'allenatore era Antonio Conte. Lo stimo e sono ancora suo amico».

Ora, per Caiata, c'è l'opportunità di rilanciare alla grandissima il club della propria città. I potentini stravedono per lui e il miracolo della promozione non lo chiedono al santo patrono (San Gerardo) ma direttamente a San Salvatore (Caiata). Si prega insieme, recitando u Putenz è semb nu squadron.

In queste condizioni la serie C non può sfuggire. E poi c'è la B, senza più Boninsegna, ma con un bomber brasiliano, Carlos França, dalla rovesciata fulminante. E non è finita qui. Le «cipolle» nello zainetto del presidente Caiata sono pronte a far esplodere lacrime.

Di felicità.

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