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Prove tecniche di addio tra Suning e Thohir Nel futuro c'è Moratti?

L'ex presidente: «Zhang può rilevare il 30%» E dopo lui potrebbe avere di nuovo un ruolo

Prove tecniche di addio tra Suning e Thohir Nel futuro c'è Moratti?

Più della fuoriserie di Steven Zhang, personalizzata e chiamata «nerazzurra», alla festa di Natale dell'Inter ha fatto rumore l'assenza di Erick Thohir. Pur sempre il presidente dell'Inter arrivato in Italia, mancava da quasi un anno, in tempo per assistere alla disfatta con l'Udinese e ripartire per Londra proprio il giorno dello scambio di auguri. Al di là delle dichiarazioni di facciata, tra il magnate indonesiano e Zhang, il mancato brindisi per scelta, impegni o magari per evitare imbarazzi può essere la conferma di un rapporto che in certi aspetti risulta singolare. Ci potrebbe essere anche la volontà di formalizzare un addio che nella sostanza è già avvenuto. Il problema può anche essere quantificare questo addio, il Corsera ha scritto di una richiesta da parte del magnate indonesiano di 200 milioni per il trenta per cento delle sue quote che hanno un valore nominale di circa quaranta milioni. Ma, detto che Thohir già dalla vendita a Suning ha realizzato circa trenta milioni di guadagno, detto che la proprietà cinese non ha certo intenzione di fare regali, la vera difficoltà potrebbe essere come realizzare questo addio.

La via più semplice sarebbe una ricapitalizzazione del socio di maggioranza o una liquidazione con l'acquisto delle quote del socio di minoranza. Vie, queste, sembrerebbe non percorribili al momento. Prima di tutto perché il governo cinese per ora non ha nessuna intenzione di sbloccare l'esportazione di capitali all'estero. Poi lo stesso Thohir in questo momento non ha fretta, anche perché l'eventuale qualificazione Champions rivaluterebbe pure le sue quote. A tenere sotto scacco c'è poi l'Uefa e quei settanta milioni da recuperare entro giugno per rispettare il financial fair play. Tre fronti sui quali Suning non può abbassare la guardia e che di fatto paralizzano il mercato. Non a caso ecco le parole di Luciano Spalletti nei giorni scorsi, che chiamavano allo scoperto la società. Tutto questo frena anche i progetti dell'accademia a piazza d'Armi: dall'acquisto dei terreni dal Comune per cento milioni alla realizzazione che ne richiederebbe altri duecento.

L'operazione di vendita dei bond è perfettamente riuscita anche per quel tasso di interessi del 4,8 per cento, estremamente positivo. Anche se il debito di fatto è passato da 200 milioni (con Goldman Sachs) a trecento. Intanto si sono riempite le casse. Tutto questo per il presente, ma Suning deve trovare una soluzione duratura per il futuro. E si torna a parlare di un rientro in società di Massimo Moratti con un minimo di quote. Operazione legata all'uscita di Thohir, di cui sopra. Lo stesso Moratti ieri ha rivelato che l'indonesiano «venderà direttamente ai cinesi le sue quote». A quel punto Suning coinvolgerebbe l'ex patron nerazzurro non solo per un ruolo di rappresentanza, ma ne farebbe il suo «garante» in attesa che da Pechino arrivi il via libera agli investimenti all'estero. Non è mistero la sintonia tra la famiglia Moratti e Zhang, come non è mistero che il presidente del Triplete sia sempre un riferimento del mondo nerazzurro, come dimostrano la presenza di dirigenti e allenatore alla presentazione del libro sulla sua famiglia e gli incontri con il responsabile dell'area tecnica di Suning, Walter Sabatini (ancora ieri ha detto: «Moratti è sempre un punto di riferimento»). Può essere l'ennesima suggestione del ritorno di Moratti, ma mai come in questo momento sarebbe la chiave per dare una svolta definitiva al progetto Suning.

Perché come ha detto Steven Zhang alla cena di Natale: «Non diciamo più l'Inter sta arrivando, ma l'Inter è pronta».

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