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Berardi ridicolizza il Milan. Arriva Honda, Allegri annega

Rossoneri avanti di due gol in 13', poi ne prendono 4 dal gioiellino della Juve. Per la prima volta la società non difende il tecnico. Oggi la svolta: c'è Inzaghi?

Berardi ridicolizza il Milan. Arriva Honda, Allegri annega

Prendete nota della data, della sede e del risultato: domenica 12 gennaio 2014, a Reggio Emilia, Sassuolo-Milan 4 a 3. Sì, proprio il Sassuolo, appena arrivato dalla serie B e protagonista di un campionato non proprio esaltante fin qui, terz'ultimo fino a ieri pomeriggio, prima di affrontare il Milan. Qui è finita, in modo avvilente e simbolico, l'avventura di Allegri con i colori del club berlusconiano. Oscena la prestazione dei rossoneri, nonostante una partenza felice e un finale dignitoso. Un ragazzo calabrese, Berardi, gioiello dell'under 21, futuro con la Juve, è il giovanissimo eroe da segnalare subito a Cesare Prandelli (specie dopo le notizie sul conto di Pepito Rossi): nessuno in serie A aveva mai segnato 4 gol al Milan. Troppo tardi, negli ultimi 10 minuti, l'orgoglioso risveglio milanista: palo di Honda, gol di Montolivo, traversa di Pazzini. Sfiorato il pazzesco pareggio! Non si può sempre aspettare i titoli di coda per rimediare alle sventure precedenti! Le prime reazioni sono da svolta clamorosa: le parole di Barbara Berlusconi («È necessario e urgente, con il contributo di tutti, cambiare») il silenzio di Galliani e l'annuncio di un imminente provvedimento portano a una conseguenza quali scritta: la fine di Allegri e l'inizio di una nuova avventura con Inzaghi. Tredici minuti da vecchio Milan, mezz'ora da incubo degno dell'ultimo famigerato Milan disceso ai margini della zona retrocessione. Nemmeno il tempo di prendere nota dell'uno-due apparecchiato da Robinho e Balotelli, con la partita spianata, ed ecco il peggior Milan della gestione Allegri precipitare negli inferi dei vecchi difetti e delle gravissime amnesie difensive. È come assistere alla versione calcistica di dottor Jekyll e mister Hyde, una il contrario esatto dell'altra. E non c'è niente che possa giustificare quel che accade sotto gli occhi increduli di Galliani in tribuna e di Allegri in panchina: né il talento straordinario di Domenico Berardi, origini cosentine, classe 1994, ultimo gioiellino prenotato dalla Juve di Marotta, autore della clamorosa quaterna che ha capovolto lo 0 a 2 iniziale, né il disastroso comportamento della difesa rossonera, impossibile salvare qualcuno tra Abbiati, De Sciglio, Zapata, Bonera, Emanuelson, l'intero pacchetto difensivo insomma, per tacere del resto della compagnia in maglia bianca che forse ha commesso il solito errore di presunzione. L'ultimo sciagurato Milan ha pensato cioè d'aver già vinto in carrozza, dopo 13 minuti appena, a seguito di quella partenza sprint, molto effiace, mollando tensione e attenzione fino a farsi sorprendere una, due, tre, quattro volte dagli attacchi alla mano della squadra di Di Francesco. Persino con un rinvio dal portiere capace di cogliere fuori posizione e impacciato Bonera, al rientro tra gli applausi, e invece responsabile degli errori più marchiani su Berardi e soci. C'era da stropicciarsi gli occhi al Mapei stadium di Reggio Emilia, nuova residenza del Sassuolo: persino il pubblico di casa risulta incredulo dinanzi a uno spettacolo che sa di favola. Zaza e Berardi fanno girare la testa al Milan che nemmeno con l'intervento di Montolivo e Pazzini (al posto di Nocerino e Cristante) può rimediare all'osceno spettacolo offerto. A questo punto nessuno può tirarsi fuori, nemmeno il tecnico e il suo staff che pure hanno ricevuto, durante altri naufragi, altre sconfitte pesanti, molti attestati di solidarietà, tanta comprensione da parte della critica. Ci sono modi e modi di perdere: quello scelto ieri sera a Reggio Emilia dal Milan è il più umiliante, non solo per il blasone del rivale, per la cifra tecnica della squadra di Di Francesco, ma anche per via della partenza felice avuta con i due gol di Robinho e Balotelli. Ritrovarsi, dopo 13 minuti, davanti 2 a 0, contro il Sassuolo reduce da tre sconfitte di fila, è come avere in tasca l'assicurazione sul successo, ridotta invece in mille pezzi per una scellerata condotta. Rovinata così anche la prima notte italiana di Honda, arrivato, secondo programmi, a quasi metà della seconda frazione (al posto di Robinho). Combina qualcosa di buono, un palo colpito dal limite, di sicuro è l'ultimo dei colpevoli. Prima di lui Allegri ha provato un impossibile ritocco con Montolivo e Pazzini modificando in modo ultra-offensivo lo schieramento. Proprio loro due sono diventati i protagonisti del finale elettrico: il centrocampista ha messo la firma sul 3 a 4, l'attaccante ha centrato la traversa, dopo il palo scheggiato da Honda.

Ma come si può capire non è una questione di tattica se il Sassuolo, con l'inevitabile affanno, è riuscito a portare a casa un successo che farà storia da queste parti.

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