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Quelle medaglie ipotetiche che restano nel limbo di Rio

Quelle medaglie annunciate che sfumano e restano solo "abbozzi di storia"

Quelle medaglie ipotetiche che restano nel limbo di Rio

E poi ci sono le medaglie ipotetiche, quelle che evaporano, quelle perdute, che restano nel limbo di quello che poteva accadere e non è successo.

Mi piacerebbe parlavi di questa zona grigia, dove vagano i sogni senza materia, i giornalisti quando annusano la possibilità di una medaglia, soprattutto se l’evento è al confine della chiusura delle tipografie, cominciano a scrivere una bozza di racconto, per guadagnare tempo in attesa del finale. Questi pezzi sono parole sprecate, perché non sono più medaglie, ma quarti, quinti, sesti posti e allora finiscono nel cestino, cancellati dalla memoria, come una sorta di aborti di storie.

È quello che è successo con Flavia Tartaglini nel windsurf o come dice chi sa qualcosa di vela nel Rs:X, una tavola più ampia e stabile rispetto al Mistral e che offre speranze di vittoria anche a chi è più robusto. Flavia è arrivata sotto il Pão de Açúcar, il pan di zucchero, nella Baia di Guanabara, con il miglior tempo, dopo giorni di gare. Solo che quello che conta è il medal race, quando le medaglie da ipotetiche diventano reali. Qui Flavia è stata risucchiata dalla voglia di strafare. “Ho sbagliato già dalla partenza – racconta, cercando di trattenere le lacrime - oggi il vento era particolare, ho fatto una scelta sbagliata per andarmelo a cercare e non sono riuscita più a recuperare. Lo potevo fare, bastava mettersi dietro alle altre, e magari riuscivo ad andare a medaglia”.

Poteva essere una giornata diversa, come Negli eroi della domenica, un vecchio film del ’52 con Marcello Mastroianni, Paolo Stoppa, Marisa Merlini, Raf Vallone, Cosetta Greco, dove il nonno Silvano si improvvisò attore. Silvano Tartaglini è un pioniere del rugby italiano, che ha vinto due scudetti con la Roma in squadra con quello che poi sarà un leggendario telecronista olimpico, Paolo Rosi.

Flavia qui a Rio sperava di trasformarsi in Jeeg Robot, perché pure lei si sente un supereroe dai poteri umani. Flavia che è cresciuta all’ombra di Alessandra Sensini, un oro, un argento e due bronzi olimpici. Flavia che tifa Roma e che come numero ha scelto il 46, perché è un po’ innamorata di Valentino. Flavia che sta con le fiamme gialle e un giorno farà la giornalista. Flavia che sapeva di dover lottare fino all’ultima onda e combatte contro alberi, sacchetti di plastica, perfino un materasso, tutta roba che naviga controcorrente nelle acque di Rio. Flavia che non ha mai abbastanza tempo per l’amore. Flavia che ha 31 anni e non sa se ce la farà ad arrivare a Tokyo, ma che le Olimpiadi semmai fossero a Roma non se la sente proprio di doversele perdere.

Flavia che alla fine è arrivata sesta e che si merita comunque un abbozzo di storia.

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