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Quell'infinita tentazione ​della panchina di Stato

Un premier nel pallone. Matteo pensa alla Nazionale: vuole Ct l'amico Montella

Quell'infinita tentazione ​della panchina di Stato

Spoil system per spoil system Palazzo Chigi arriva alla panchina della Nazionale. Vero, verosimile, possibile. Ieri la Gazzetta dello Sport parlava di pressioni esterne, quindi politiche, per bloccare la firma del prossimo ct dell'Italia. Che era stato scelto, deciso, contattato, convinto a prendere il posto di Conte: già fissato l'ingaggio, già presi gli accordi, già fissata la data di ufficializzazione. No, invece. C'è stato uno stop, ha scritto la Gazzetta. Il Fatto Quotidiano ha scritto anche di più: la pressione arriva direttamente dal governo che spinge per Vincenzo Montella.

La logica sarebbe questa: Montella, giovane e soprattutto ex allenatore della Fiorentina, è meglio di Giampiero Ventura, settantenne e senza particolare pedigree. Niente di più coerente con il presidio renziano dei punti chiave del potere di questo Paese. E la panchina della Nazionale è posto di prestigio, di peso, di rilevanza, dove magari si prendono critiche feroci e a volte persino immeritate, ma dove cascano gli occhi di decine di milioni di italiani, se è vero che tutti la vorrebbero occupare. La giornata di ieri è stata un delirio di verifiche, conferme, informazioni circolanti ad arte. Alla fine più fonti dirette certificano che l'interesse di Palazzo Chigi ci sia stato e che la ricostruzione fedele alla realtà sia questa, ovvero che Ventura non sarebbe gradito proprio perché rappresenta una generazione superata, perché avrebbe un'immagine troppo di campo e poco mediatica. Mentre Montella è contemporaneo dal punto di vista calcistico e da quello comunicativo. E poi sì: il fatto che sia stato alla Fiorentina e che piaccia al presidente del Consiglio perché si sono conosciuti a Firenze, ha il suo peso.

Palazzo Chigi ha smentito l'ingerenza, eppure a Coverciano, dove la Nazionale si sta preparando per l'Europeo, ieri tutti confermavano a mezza bocca. Lo spoil system è pratica lecita e se vogliamo persino nobile. Uno si sceglie i suoi uomini, se fallisce falliscono tutti. Il problema è che in questo Paese abbiamo passato una vita a dirci che la politica può entrare ovunque tranne che nel calcio. Ancora oggi ricordiamo con ossessione le dichiarazioni dell'allora capo dell'opposizione Silvio Berlusconi che nel 2000 criticò Zoff dopo la sconfitta dell'Italia in finale agli Europei contro la Francia. Si parlò di assalto, di invadenza, di arroganza. Ma siccome non ci basta mai torniamo ancora con la memoria al 1934 e al 1938 storcendo un po' il naso per le vittorie di due Mondiali consecutive «sporcate» dall'appropriazione indebita di quelle vittorie da parte del regime fascista. Ma la politica nel calcio e nella Nazionale c'è entrata anche nel 2006, quando il ministro Melandri e l'intero governo si appropriarono della vittoria mondiale di Berlino, dimenticando in fretta che molti parlamentari della maggioranza quella Nazionale l'avrebbero bruciata per la vicenda Calciopoli. Il calcio ne ha viste molte e sentite di più.

Il ct suggerito dal governo per meriti di cittadinanza pallonara mancava.

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