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Questa Venezia come quella di 74 anni fa Ha tutto per vincere, meno il campo

Oscar Eleni

La luna del basket torna a splendere in Laguna, sfiorando le meraviglie della Misericordia, lo splendore dell'Arsenale, campi dove si arrivava in motoscafo per lo stupore dei giocatori, finendo alla polenta del Taliercio di Mestre dove da sabato, in una finale su 7 partite da giocare ogni due giorni, la Reyer società sportiva fondata nel 1872 sfiderà in una finale inedita la meraviglia Trento nata soltanto 22 anni fa.

Per tornare sotto il cielo dei grandi serviva un'impresa e la squadra del livornese Walter De Raffaele ha conquistato la sua luna vincendo 84-83 la sesta partita ad Avellino. Soffrendo perché i lupi di Sacripanti, sotto anche di 16 punti, alla fine hanno avuto la palla per ribaltare un verdetto scritto da Peric, Tonut, Filloy, che servirebbe alla nostra nazionale anche se è nato in Argentina, ma ha costruito la sua carriera da noi fin dal 2004.

Avellino lascia dopo una bella stagione finita contro l'avversaria che più l'ha fatta soffrire: 4-2 nella semifinale playoff, 2-0 in campionato, 2-0 nella Champions Fiba dove Venezia è caduta solo nelle finali. Onore a Sacripanti e ai suoi veterani cotti dalla serie troppo pesante per resistere alla difesa orogranata, i colori di una società che ha fatto bene anche nella femminile e nei tornei giovanili, un modello che nessun altro copia nel nostro basket laccato, confuso.

Fra sabato e lunedì sapremo se la Reyer potrà ripetere le imprese delle squadre che vinsero lo scudetto '42-'43, quando Carmelo Vidal esaltò le qualità di Garbosi, poi allenatore, e dei fratelli Stefanini, soprattutto Sergio, fulmine, mente, il mancino che per primo in Italia faceva strage col tiro in sospensione, quattrocentista, saltatore in alto, diventato poi stella per Bogoncelli con il Borletti Milano.

De Raffaele sulla nave dei sogni, quella che ha vissuto anni epici con Geroli e straordinari col paron Zorzi. Può vincere anche se imitando le scaramanzie fasulle dello sport non si sente favorito. Ha tutto per vincere, meno il campo, un forno anacronistico e indegno della più bella città del mondo.

Magari lo scudetto farà cambiare le cose, senza dimenticare lo splendore nel periodo del doge Giancarlo Ligabue, lo scienziato per oltre 131 spedizioni nel mondo, anche perché il proprietario di oggi, il vero guru è il sindaco Luigi Brugnaro, il pesce di Mirano che ha nel cassetto da tempo un progetto per un'arena degna di Venezia, fra terraferma e laguna.

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