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"Questo Real ricorda il mio e la Juve è affamata come noi"

L'ex difensore dei Blancos che batterono i bianconeri nel '98. "Eravamo forti. Ma con la Signora può accadere di tutto..."

"Questo Real ricorda il mio e la Juve è affamata come noi"

È stato il primo galactico italiano nella storia. Ma non si è accontentato. Perché è stato uno degli eroi che ha riportato la Coppa Campioni al Real Madrid dopo un digiuno lungo trentadue anni. Un'eternità per chi si considera il club più grande del mondo. Christian Panucci era in campo diciannove anni fa con la maglia dei blancos nella finale vinta contro la Juventus ad Amsterdam. Quello è anche l'unico precedente in cui i due club si sono giocati un trofeo. «Fu una vittoria meritata», dice senza troppi giri di parole l'ex difensore tra le altre di Milan, Inter e Roma.

Però quel gol di Mijatovic...

«Ma guardi che nessuna immagine ha dimostrato in questi anni che fosse fuorigioco. E poi...».

E poi?

«La verità è che eravamo più forti non solo tecnicamente ma anche a livello tattico. Eravamo messi meglio in campo e questo lo si è visto nell'arco di tutti i novanta minuti, a prescindere dall'episodio. Avevamo il pieno controllo del possesso palla».

Il suo Real assomiglia un po' a questo.

«In effetti è così. Sia tatticamente sia caratterialmente. Noi in tre anni abbiamo vinto tutto, abbiamo riportato il club sul tetto del mondo. Però le voglio dire una cosa...».

Prego.

«Questa Juventus ha la fame del mio Real. È sbagliato parlare di ossessione. Per questo dico a Cristiano Ronaldo che non sarà una passeggiata».

Che effetto fa entrare al Bernabeu, allenarsi nel centro sportivo Valdebebas?

«È la Hollywood del calcio. La realizzazione massima per un calciatore. Personalmente una soddisfazione incredibile perché sei al livello più alto, ti senti arrivato».

Che cos'è il Real Madrid?

«È tutto. Guadagna più di tutti, ha il budget più grande di tutti, il marketing sconfinato. Questo significa avere una pressione clamorosa per tutta la stagione, perché non è solo una società di calcio, ma anche una questione politica. Gli avversari quando ti affrontano percepiscono questo carisma esagerato».

Dopo tanti anni cosa conserva di quell'esperienza?

«Il rapporto con i miei compagni. Ancora oggi ci sentiamo con regolarità, siamo stati un gruppo vero e solo così siamo riusciti a conquistare tante vittorie».

Adesso è in attesa di una panchina...

«Voglio allenare, anche se mi diverto a fare l'opinionista per Mediaset Premium. Sono ambizioso, non lo nascondo e voglio un progetto serio. Italia o estero, basta che ci sia la possibilità di fare bene».

Zidane in due anni ha vinto tutto...

«Senza togliere nulla e mancare di rispetto è sicuramente più facile iniziare dal Real Madrid che dal Livorno».

Comunque il francese ha fatto bene?

«Mi è piaciuta molto l'intuizione l'anno scorso di schierare titolare Casemiro davanti alla difesa. Ha cambiato faccia alla squadra. Poi con tanti campioni non devi inventare ma basta fare poche cose, quelle giuste. Come Heynckes ai miei tempi».

E di Allegri cosa la colpisce?

«La sua tranquillità anche nel gestire i pochi passi falsi che la sua squadra ha fatto in questi anni. E poi è un allenatore che sbaglia poco».

Lei caratterialmente in quale allenatore si rivede?

«Sono ambizioso e quindi dico in Conte. Guardi cosa ha fatto al Chelsea, si è imposto subito in un campionato come quello inglese. È un esempio per tutti».

Quale è la straordinarietà delle due finaliste?

«Per il Real Madrid è Cristiano Ronaldo, basta guardare i tabellini nelle partite che contano. Più in generale la qualità esagerata della rosa».

E per la Juventus?

«Dico la BBC per dire l'organizzazione difensiva che non è solo dei tre, ma coinvolge tutta la squadra».

E quindi chi vince?

«Con questa Juventus può davvero succedere di tutto».

Farà il tifo da italiano o da ex galactico?

«A parte che in Italia ci sono solo i bianconeri.

Ho buone sensazioni, alla Juve ho tanti amici però mi godrò da appassionato una grande partita».

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