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Il record dello Sporting squadra più europea in 10 dal vivaio alla finale

Alec Cordolcini

Lisbona capitale d'Europa. E' l'epilogo a sorpresa di Euro 2016, che ha nello Sporting il club più rappresentato nella finale di domenica. Niente Bayern Monaco, Real Madrid e Arsenal, i cui ranghi si sono drasticamente ridotti dopo l'eliminazione della Germania in semifinale. Sono quattro i giocatori dello Sporting Lisbona presenti nella selezione del Portogallo guidata da Fernando Santos, un numero che però sale a dieci se si considerano tutti quelli cresciuti all'Alvalade, il settore giovanile del club. Di questi, otto erano in campo nell'ottavo di finale contro la Croazia, deciso da un'azione partita da Nani, proseguita con un primo tiro (respinto) di Cristiano Ronaldo per finire con il tap-in vincente di Quaresma. Nani, CR7 e il Trivela, ovvero tre dei migliori prospetti scovati da Aurelio Pererira, lo scout per eccellenza dello Sporting, dotato di una lungimiranza e di una fedeltà societaria tale da vedersi intitolato nonostante sia tuttora vivo, vegeto e operativo - uno degli impianti di Alcochete, località poco fuori Lisbona dove è sorto il nuovo centro tecnico dell'Academia Sporting.

Un marchio di fabbrica che non conosce confini né geografici (Quaresma è lisboeta, Ronaldo di Madeira, Nani di Capo Verde) né temporali, con i vari Joao Mario e William Carvalho a rappresentare specialmente il primo la continuità a livello di talento delle nuove generazioni. Allargando però il discorso all'intera città di Lisbona, ecco spuntare il craque classe 97 Renato Sanches, nato e cresciuto a Musgueira, uno dei quartieri più degradati della capitale lusitana, passato in meno di un anno dalla squadra B del Benfica al Bayern Monaco, che per i suoi servigi ha sborsato 35 milioni di euro, più bonus di vario genere che potranno far lievitare il prezzo sino a 80. Nel frattempo si è già preso il centrocampo del Portogallo, risultando decisivo nei quarti con il gol pareggio contro la Polonia, poi superata dai lusitani ai rigori. La terza big del calcio portoghese, il Porto, è invece rimasta un po' a guardare, vantando in rosa il solo Danilo Pereira, anch'egli comunque un prodotto della Lisbona calcistica (sponda Benfica). Nel 2010 lo acquistò il Parma, che lo prestò prima in Grecia e poi in Olanda, e alla fine non gli rinnovò il contratto, nell'indifferenza pressoché generale. Danilo è perciò tornato in patria, e nel giro di tre anni si è ritrovato a disputare la Champions League e gli Europei.

Perché valorizzare un talento è un'arte che non tutti conoscono.

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