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Macché vittoria a Verona. Il Milan balbetta ancora

Contro il Chievo finisce a reti inviolate

Macché vittoria a Verona. Il Milan balbetta ancora

La continuità richiesta al Milan è una pia illusione, il secondo successo consecutivo, inseguito tra l'altro dal mese di ottobre, una chimera. E così il Milan continua a vivacchiare in una stagione scandita più dalle ombre che dalle luci abbaglianti. Lo 0 a 0 di ieri col Chievo è naturalmente molto diverso da quello inchiodato a dicembre all'Olimpico contro la Roma, conseguenza di un tempo (il primo) giocato con una lentezza imbarazzante oltre che delle responsabilità dirette di un gioco che non esalta mai il collettivo. A dispetto del numero di attaccanti schierati nella fase finale della ripresa (tutti insieme Pazzini, Menez, Cerci, Honda, Bonaventura), non arrivano golose occasioni da gol. Il giapponese, con un assolo imprevisto e imprevedibile, timbra la traversa, Nattiello salva un gol fatto sul contropiede di Menez. Tutto qui. Nel frattempo Inzaghi si ritrova con un centrocampo dimezzato a causa dei due infortuni lamentati da De Jong e Montolivo (entrambi ai flessori) che riducono la cifra tecnica del reparto con maggiori problemi. Altro valore il pari conquistato dal Chievo che pure ha le sue chance, domate dal coraggioso De Jong o dagli interventi di Diego Lopez. Con questo passo è inutile tornare a parlare di Europa league o di altri traguardi prestigiosi.

Difficile, molto difficile giocare peggio del Milan visto ieri sera a Verona, nel primo tempo. È lento, macchinoso, senza uno straccio d'idea o di schema, tutti fermi ad aspettare palla tra i piedi e i centrocampisti, in scarsissima vena, che si lamentano perché non vedono sbocchi al gioco se non a destra dove Bonera gode di particolare libertà d'azione. Il Chievo se ne sta raggomitolato nella sua metà-campo, consapevole dei proprio limiti che solo l'intramontabile Pellissier cerca di colmare (Diego Lopez deve uscire con coraggio sui suoi piedi per evitare guai): lo si può capire. In quel deserto di calcio, col pubblico che si lamenta a ragione, a Destro capitano un paio di occasioni che il giovanotto non riesce a trasformare. Una noia assoluta, insomma.

Migliora la fattura nella ripresa: la scossa è del giapponese Honda (traversa schiantata dopo 3 minuti) arrivato al posto di Montolivo rimasto sotto la doccia durante l'intervallo. Da qui il Milan prende lo spunto per fare sul serio ma il Chievo lo controlla e prova anzi a sorprenderlo: Mattiello (tenetelo d'occhio, è made in Juve) e De Jong recuperano un paio di palloni velenosi. Forse il merito è anche dei cambi decisi da Pippo, quello immediato di Montolivo (con Honda), quello successivo di Destro (con Pazzini) prima della mossa finale da spiegare per bene. L'intento dichiarato è quello di cambiare lo spento Menez (forse non era il caso di farlo giocare dall'inizio) con Cerci proprio mentre si ferma, per insulto muscolare, l'olandese, il più utile della compagnia: la panchina prima cambia carta, poi decide di insistere con Cerci per dare alla squadra un messaggio ardito.

Il Milan chiude con un 4-2-3-1 che è un inno al calcio offensivo da cui però i rossoneri non ricavano granché, se non quel modesto e inutile 0 a 0.

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