Sport

Maurito mister Provvidenza, ma abbandonato. Che difese di polli: Totti e la nostalgia di un 10

Maurito mister Provvidenza, ma abbandonato. Che difese di polli: Totti e la nostalgia di un 10

Vi siete divertiti? Beati voi. I gol non sono mancati. Ma chiedete ad un interista che abbia visto all'opera Miranda o Skriniar: minimo avrebbe rifilato qualche 2 in pagella. E così a qualche romanista illuso dai pali di Kolarov, Nainggolan e Perotti, eppoi deluso dai suoi difensori. Mettiamola così: vincono Dzeko e Icardi. Loro segnano, gli altri sognano. O dormono. Per il resto ripassare.

9

Icardi e chi sennò?Voto perfetto come quella maglia che si porta sulle spalle. Stavolta sorprende nella sceneggiatura: sbaglia la prima palla e cala gli assi nella ripresa. Sbaglia anche un terzo gol, però mai chiedere troppo a Mister Provvidenza. Non aveva mai segnato all'Olimpico: si è rifatto con gli interessi, migliorando anche lo score personale: ora le vittorie sono due contro 4 sconfitte. Icardi gode, l'Inter arranca, ma quando il bomber va al ritmo di due reti a partita, puoi anche prenderti qualche attimo di riflessione in più. Però diciamo che la solitudine del centravanti (si è visto poco fino al gol) diventa la spia dell'inettitudine della squadra.

8

Dzeko se la gioca con il piede di prestigio e svela subito il segreto della partita: la difesa dell'Inter è una compagnia di polli. Niente di nuovo sul fronte nerazzurro. E allora il centravanti della Roma merita lode e laude per la precisione da killer, ma il voto va diviso in due : quindi 4 ai difensori nerazzurri. Neppur Spalletti fosse passato invano. Eppure il tecnico aveva già testato i miracoli interisti: Juan Jesus a Milano era un colabrodo, a Roma è sembrato un difensore fin alla divagazione finale. A proposito: il centravanti ha smentito chi racconta che, solitamente, si mangia le prime due occasioni e ci prende alla terza. Qui prima palla e subito gol. Come la mettiamo? Mai avventurarsi nelle statistiche. E mai fidarsi di Dzeko. Fanno scuola i pollastri difensivi dell'Inter.

7,5

alle scarpe di fata di Kolarov: un bel rosa confettino. Poi guardi il pallone e scopri che il piede non è Cenerentolo. Al primo sparo prende il palo e annuncia l'Inter kolabrodo: 3 pali sono rintocchi sinistri. Ma la Roma si ferma ai pali. A lui va male, perché il palo sarà rimasto laziale un po' scocciato dalla partenza. Eppoi non è solo piede, ma gioco a tutto campo in intesa stretta con Strootman. La buona intesa fra il duo e la forza fisica di Kolarov rischiano di essere la forza dei nervi distesi per i romanisti. A partire da oggi.

7

a quel Totti in tribuna che sembra uno scolaro con il completino della festa. Abito scuro e camicia bianca, cravatta da cerimonia. Più che dirigente, diremmo ospite d'onore con particolare attenzione al cellulare più che alla partita. Mancava solo una coppa per la premiazione. Peccato che la maglia numero 10 sia stata regalata a Kevin Spacey. Meglio trovare un buon 10 per il campo. Idem dicasi per l'Inter: Zanetti ha sventolato la maglietta da consegnare all'attore, ma se l'Inter ne avesse cercato uno da far girare la testa agli avversari? Ecco, s'è visto di tutto un po' in questa partita, ma due 10 di successo sono sogni e non sono rose. Semmai sono spine. Quando le due teste pensanti, in campo, sono De Rossi e Borja Valero, non è così facile pensare al calcio di fantasia. E magari vincente.

4 ai difensori in genere: Inter o Roma pari sono quando si tratta di farsi colabrodo. Gol subiti e occasioni concesse sono state un diluvio. Conta la mano del tecnico? Bene, allora Spalletti e Di Francesco si rimbocchino le maniche. E se qualcuno pensa che valga la pena segnare un gol in più, allora prenda esempio dall'ultima Juve. E magari da questa Inter bifronte.

4 al minuto di silenzio: soliti applausi fuori luogo, sottofondo rumoroso.

Tutto molto italiano.

Commenti