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Ringhio spuntato per scacciare il fantasma di Conte

Col Sassuolo senza Higuain, anche Cutrone e Borini in dubbio. E il tormentone Antonio...

Ringhio spuntato per scacciare il fantasma di Conte

C'è un fantasma che aleggia su Milanello. Ha il nome e le fattezze di Antonio Conte, principale candidato a sedere sulla panchina del Milan in caso di allontanamento di Gattuso. Non tanto per demeriti diretti dell'allenatore rossonero, quanto per la vecchia e ineluttabile regola che accompagna tutti i tecnici. Se mancano i risultati, paga quello seduto in panchina. E non contano sfortuna, episodi e casualità. Alla fine va sempre così.

E sì che di sfortune e casualità il buon Rino sembra farne collezione. Basti vedere com'è ridotto il suo attacco. Higuain è ancora alle prese con il problema muscolare che gli ha fatto saltare la gara di Empoli. Cutrone non sta ancora bene dopo la distorsione alla caviglia patita con l'Under 21. Borini, che li ha sostituiti adattandosi a fare il centravanti, si è fatto male ad Empoli e pure lui è in dubbio. «Qualcosa ci inventeremo anche perché bisogna scendere in campo in undici», chiosa Gattuso che poi precisa: «Di sicuro non rischio nessuno, perché se un giocatore non sta bene non si può mandarlo allo sbaraglio esponendosi alla possibilità di perderlo a lungo». Come a dire: Higuain no (nemmeno convinto), Cutrone, nì, Borini difficile. Non un bel viatico per i rossoneri in vista della gara di stasera contro un Sassuolo in grande forma, con l'elogiatissimo De Zerbi in panchina e l'ex Boateng voglioso di farsi rimpiangere.

Eppure il Milan non sta giocando per nulla male, anzi. Crea, domina il gioco, ma non chiude le partite. «Quando hai in mano le partite e non riesci a chiuderle, può venire un blocco mentale. Dobbiamo dare continuità alle prestazioni, stare in partita, non subire o regalare gol. La squadra non ha paura, ma quando passiamo in vantaggio poi non riusciamo a chiuderle, dobbiamo migliorare», conferma il tecnico. Che di quel fantasma non vorrebbe parlarne, però deve. E lo fa con diplomazia e senza scomporsi. «Io oggi non posso pensare ai fantasmi, non penso al fantasma di Conte. Sono un dipendente del Milan e lavoro senza far sconti a nessuno. Sento la fiducia dell'ambiente, dei giocatori e della società. Devo pensare solo a lavorare con professionalità e a vincere le partite». Vincere. Unico modo per scacciare via quel fantasma. Perché lui è uomo di calcio e sa come funziona il meccanismo.

Malgrado gli alibi, che ci sono e sono innegabili, se i risultati non arrivano il primo a pagare sarà lui.

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