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"Tra Rino e Carlo scelgo il Milan. Un onore giocare per il Diavolo"

Sheva, opinionista Dazn, e la sfida di domani col Napoli «Gattuso non teme le grandi, Ancelotti maestro nel gestire»

"Tra Rino e Carlo scelgo il Milan. Un onore giocare per il Diavolo"

Con uno ha giocato, l'altro l'ha allenato. Assieme ai due ha vinto tutto. Andriy Shevchenko è l'ideale per parlare di Milan-Napoli, di Gattuso contro Ancelotti, anche se i due difficilmente si considerano avversari. Sheva, che non ha mai lasciato il segno nelle due sfide giocate con la maglia rossonera contro gli azzurri, domani analizzerà per Dazn a Diletta Gol la partita di San Siro, opinionista d'eccezione.

Chi ha più bisogno di vincere?

«È difficile da dirsi, il Napoli deve vincere per rimanere attaccato alla Juve e il Milan deve vincere perché è fondamentale arrivare quarti».

All'andata Rino ha spaventato Carlo? Come li descrive?

«Gattuso ha dimostrato di poter contrastare anche i grandi maestri e in questo caso Ancelotti, un allenatore a cui piace un certo tipo di calcio e gestisce molto bene il gruppo. Le sue squadre giocano bene perché a lui piace trovare equilibrio. In più ha grande esperienza, non a caso ha vinto tutto».

In che cosa si vede la loro mano nelle rispettive squadre?

«Per Gattuso nella continua ricerca del gioco, cosa che fa da sempre e nello spirito di appartenenza che sta cercando di trasferire. Per quanto riguarda Carlo, è lampante: capacità di gestione nel passaggio dal Napoli di Sarri, nel modo di giocare della squadra e nella compattezza dello spogliatoio, cosa di cui lui è maestro».

Anche senza Higuain è un Milan da Champions?

«Assolutamente sì. Anche se con l'argentino sarebbe stato più avvantaggiato».

Il Napoli può tenere aperto il campionato dominato dalla Juventus di Ronaldo?

«Il Napoli ci deve credere pur sapendo che dovrà fare grandi cose per riaprire il campionato. Da qui alla fine dipenderà tutto dalla Juve».

Da opinionista, che campionato italiano ha ritrovato?

«Sempre di ottimo livello, molto tattico. Purtroppo in questo momento ancora tagliato in due perché si gioca principalmente per i posti in Champions e non per la vittoria».

A proposito di allenatori, nella sua esperienza di ct dell'Ucraina a chi si ispira?

«Provo a seguire la mia strada prendendo spunto anche da tutti i Ct che mi hanno allenato».

Se arrivasse l'offerta di un club per lei, ci penserebbe?

«Tutti quelli che fanno il mio lavoro aspirano a un club, io oggi ho la fortuna di lavorare per la nazionale del mio Paese. In questo momento il mio obiettivo è qualificare la squadra all'Europeo e questa è la cosa che più mi interessa. Ce la possiamo fare, se pensassi diversamente rinuncerei all'incarico».

Ha già trovato il nuovo Shevchenko nella sua Nazionale?

«Ognuno di noi è unico e ha le sue caratteristiche, spero di trovare un giocatore anche più forte di quanto lo ero io».

La mancata qualificazione al Mondiale è alle spalle. L'Ucraina è pronta per ripartire dopo essere stata promossa nella serie A della Nations League?

«La promozione dimostra che siamo sulla strada giusta. Ora proseguiamo con la crescita».

Può essere il pallone, lo sport ad aiutare a risollevare un paese in crisi come l'Ucraina?

«Non so se possa risolvere la crisi ma spero contribuisca a regalare momenti di gioia alla mia gente».

Il Milan a Leonardo e Maldini, nel solco de "il Milan ai milanisti" di Silvio Berlusconi. Può essere la scelta giusta per ricostruire una squadra vincente?

«Assolutamente sì, perché danno continuità. Leo e Paolo rappresentano il Milan di oggi e del futuro. Maldini è una garanzia assoluta».

Da Higuain a Piatek, cosa cambia?

«Direi poco, sono due giocatori d'area che amano finalizzare, Higuain aiuta molto di più nella manovra ma entrambi possono contribuire alla ricerca del risultato giocando vicino alla porta. Uno ha più forza fisica, l'altro più rapido. Higuain ha scritto grandi pagine della storia del calcio, Piatek è una promessa che ha già iniziato a dimostrare le sue grandi capacità».

Da chi come lei conosce bene l'arte del gol, può essere l'occasione per l'affermazione definitiva di Cutrone?

«Sì, è un giocatore che sta sfruttando bene tutte le occasioni concesse. Vede la porta e sicuramente sentiremo parlare di lui».

Higuain è andato in crisi per un rigore sbagliato contro la Juve, lei è entrato nella storia del Milan per il rigore decisivo nella finale di Manchester. Può un rigore cambiare la vita di un attaccante?

«Chi può dirlo? Non so cosa abbia fatto andare in crisi Higuain, tutti possiamo avere alti e bassi durante la carriera».

Da Bonucci a Higuain, un altro grande giocatore che lascia il Milan pochi mesi dopo il suo arrivo. Che idea si è fatto?

«Purtroppo per poter dare un'opinione bisogna conoscere le situazioni da dentro, io sono lontano da tanti anni e non conoscendo i fatti non so cosa li abbia portati a lasciare Milano».

Gattuso ha detto che Bonucci e Higuain, arrivando dalla Juve, hanno lasciato il Milan perché cercavano la perfezione a cui erano abituati. Un campione può risentire di questa cosa? È capitato lo stesso anche a lei, passando dal Milan perfetto di Berlusconi al Chelsea?

«Milan e Chelsea sono due squadre con una grande organizzazione, non so quali possano essere stati i loro motivi, so che indossare la maglia del Milan deve essere sempre considerato un onore».

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