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Il Barça mata una Roma sfortunata

Giallorossi traditi da due autogol. Dzeko tiene ancora viva la sfida, poi ci pensa Suarez

Il Barça mata una Roma sfortunata

Spagna batte Italia 7-1. La due giorni di Champions boccia le nostre squadre al cospetto dei colossi Real e Barcellona e di fatto interrompe il loro cammino europeo. Ma se la Juve può già alzare bandiera bianca dopo la serata monstre di Cristiano Ronaldo coronata con un gol da cineteca, la truppa di Di Francesco si aggrappa al gol di Dzeko che probabilmente non basterà a capovolgere il risultato pesante maturato ieri al camp Nou, ma quanto meno darà un senso alla gara di ritorno.

I giallorossi ripartiranno dal buon finale, sporcato solo dal guizzo di Suarez che ha ritrovato il gol in Europa dopo 13 mesi (l'ultimo nello storico 6-1 del marzo 2017 al Psg). La Roma è stata penalizzata dagli episodi e dal black-out di dieci minuti che hanno consentito ai blaugrana di scavare un bel vantaggio. Conforta il guizzo del bosniaco, al quale era stato negato un rigore agli albori della gara, il raggio di luce in una notte al Camp Nou che stava per assumere i contorni di quella mortificante di tre anni prima.

Messi si concede il lusso di non entrare nel tabellino dei marcatori della sfida, limitandosi - e non è poco - a mettere il suo piedino magico nelle azioni di tre delle quattro reti del Barça. La Roma voleva cancellare il viaggio mortificante al Camp Nou di tre anni fa e per 50 minuti ha mostrato quella personalità che l'ha fatta aggrappare alla partita, giocando con quella spensieratezza che Di Francesco aveva chiesto alla squadra e concedendo poco alla truppa di Valverde.

Ma gli episodi - come detto - sono girati tutti contro la Roma, a iniziare dal penalty non concesso a Dzeko per proseguire con lo sfortunato autogol di De Rossi quando stava per calare il sipario del primo tempo che ha avuto il potere di cambiare la gara, nonostante Perotti avesse mancato clamorosamente l'occasione dell'1-1 venti secondi dopo il fischio d'avvio della ripresa. La nuova sciagurata autorete di Manolas e il comodo tap-in di Piquè dopo la corta respinta di Alisson hanno poi indirizzato l'esito della partita e confermato come l'armata Barcellona procede spedita in una stagione nella quale punta al suo terzo triplete.

Alla fine ha contato l'abitudine a giocare partite di questo livello e il cinismo di una squadra che può vantare dei fenomeni in squadra. Ma il 4-1 finale suona stranissimo per il modo in cui la Roma ha tenuto bene il campo, ha cercato con la mentalità giusta e con i cambi di Di Francesco di ridurre il più possibile il divario. «Dal primo minuto abbiamo provato a giocare come facciamo sempre, pressando alto, insomma abbiamo dato tutto, i quattro gol sono davvero un passivo pesante», così Dzeko al fischio finale.

Il «Ninja» Nainggolan, dato al 50 per cento da Di Francesco alla vigilia, si è arreso a poche ore dalla sfida e si accomoda in tribuna al fianco di Monchi, Totti e Bruno Conti. Il tecnico giallorosso lo ha sostituito con Pellegrini e ha riempito il «buco» lasciato dall'infortunato Ünder con Florenzi avanzato sulla linea offensiva, sistemando in difesa Bruno Peres. Dopo il mancato rigore, la Roma ha tremato sul palo di Rakitic nato da uno dei molti disimpegni errati dei centrocampisti e poi è caduto sulla veloce azione Messi-Iniesta che induce De Rossi all'autogol. Il bis di Manolas e l'incertezza di Alisson che ha regalato il 3-0 di Piquè poteva tagliare le gambe ai giallorossi, bravi a reagire con il gol di Dzeko e le due occasioni sventate da ter Stegen. Ma quando Suarez si è ricordato di essere un rapace dell'area di rigore, siglando il poker blaugrana, la luce giallorossa si è rispenta.

Ora ci si aspetta un'altra prova d'orgoglio all'Olimpico, per uscire a testa alta contro un signor avversario.

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