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Roma, la rimonta arriva troppo tardi

Gara in salita: inutile il 4-2, raggiunto soltanto al 93'. Decisiva la gara di andata

Roma, la rimonta arriva troppo tardi

Roma - Era la notte perfetta: Olimpico strapieno colorato di giallorosso con record d'incasso, entusiasmo alle stelle e rimonta ancora possibile - almeno sulla carta - dopo il finale incredibile nella gara di Liverpool. Serviva però la partita perfetta e lì la Roma ha tradito, almeno nella prima mezz'ora. Due gol subiti e illusione finita. Pur uscendo dal campo con grande dignità. D'altronde l'asticella da superare era alta, i miracoli difficilmente avvengono più di una volta e l'avversario si è mostrato superiore nella doppia sfida. Che ha premiato una truppa, quella di Klopp, che può vantare un attacco da 90 gol e una maggiore attitudine a partite del genere. Alla Roma resta la vittoria (meritata) del secondo round - di fatto a una sola rete dal supplementare -, gli applausi del pubblico per una gara orgogliosa, soprattutto nel secondo tempo ma a giochi purtroppo fatti (pur con due episodi favorevoli sfuggiti all'arbitro, vedi l'inesistente fuorigioco fischiato a Dzeko e l'evidente tocco di mano in area di Alexander-Arnold) e in generale per una stagione europea assolutamente esaltante. Nessuno a settembre scorso, quando i giallorossi iniziarono il cammino con il pari interno contro l'Atletico Madrid, avrebbe scommesso di arrivare a maggio e giocarsi l'accesso alla finale con squadre come Psg, Chelsea e Barcellona finite fuori dalla competizione in anticipo. E battere 4-2 in casa un avversario come il Liverpool se non altro fa dimenticare i 60 minuti disastrosi di Anfield Road dove di fatto è stata scritta la qualificazione dei Reds.

Sarà dunque Real Madrid-Liverpool l'ultimo atto del 26 maggio a Kiev. Un remake del 1981 quando al Parco dei Principi di Parigi gli inglesi alzarono l'allora Coppa dei Campioni battendo grazie a un gol di Kennedy gli spagnoli allenati da Vujadin Boskov. Per Klopp, invece, seconda finale del trofeo dopo quella del 2013 con il Borussia Dortmund.

Primo non prendere gol, era la regola più importante per sperare in una rimonta mai avvenuta nella storia delle coppe europee partendo da un 2-5 dell'andata. E invece la rete della porta difesa da Alisson, inviolata all'Olimpico fino alla tappa di ieri, si gonfia già dopo nove minuti: galeotto un errore di Nainggolan su un passaggio in orizzontale a centrocampo e micidiale arriva il tanto temuto contropiede del Liverpool. Mané ringrazia e la Roma, demoralizzata dal gol subito, perde la lucidità giusta e quasi sembra non credere più all'impresa. Troppi gli errori in fase difensiva, troppi gli spazi concessi al Liverpool anche se la coppia Fazio-Manolas - che pure non eccelle per perfezione - imbriglia il temuto ex Salah. Il primo pareggio arriva quasi casualmente con un rinvio di Lovren che sbatte sulla testa di Milner e poi in rete, meno casuale invece il nuovo vantaggio dei Reds siglato da Wijnaldum lasciato colpevolmente solo nell'area piccola. Il palo di El Shaarawy (tiro sporcato da Milner) è un altro segnale della rotta che sta prendendo la notte di gala dell'Olimpico.

La rimonta da difficile diventa praticamente impossibile, eppure la Roma nei secondi 45 minuti si getta a capofitto alla ricerca almeno della vittoria. Che arriva grazie all'ottavo gol di Dzeko in una Champions per lui straordinaria che attesta il suo valore internazionale, e alla doppietta di Nainggolan sui titoli di coda (il secondo gol su rigore strappato proprio al bosniaco). Magra consolazione per il belga che non esulta ripensando all'errore fatale per la qualificazione. Nel finale debutto per il giovane classe 1999 Antonucci.

Il futuro, che può essere roseo anche per la Roma con le casse piene e un pizzico di esperienza europea in più.

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