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La Roma spreca e illude poi sparisce dal campo. Ma il ko vale gli ottavi

I giallorossi, con la qualificazione già in tasca, si mangiano almeno tre gol e il Real ringrazia

La Roma spreca e illude poi sparisce dal campo. Ma il ko vale gli ottavi

Stavolta nemmeno l'aria salutare della Champions ha portato beneficio alla Roma. Con il pass agli ottavi già in tasca (unica notizia positiva di ieri, comunque vada l'ultima gara, sarà seconda nel girone), non poteva bastare una prova di carattere per 45 minuti per continuare la serie magica dei giallorossi all'Olimpico nelle notti di gala della Champions. Lo stop con il Real ha messo a nudo le attuali difficoltà della squadra di Di Francesco. Che ieri è stata anche penalizzata dalle assenze arrivate prima e durante il match: dover rinunciare al Dzeko pure non esaltante di questo periodo, ma stoccatore quasi infallibile nelle notti europee, è un peccato mortale; perdere in corso d'opera un El Shaarawy in buone condizioni e giocarsi subito l'unico vero cambio valido per l'attacco (il Kluivert per la verità ancora acerbo per palcoscenici di questo tipo) è un altro punto a sfavore.

Così il Real pure privato del fenomeno Cr7 conferma la tradizione positiva all'Olimpico (cinque le vittorie madridiste nelle ultime sei gare). Alla truppa di Solari, reduce dalla solenne bastonata di Eibar, è sufficiente una prova sorniona fatta di un primo tempo di sofferenza e di possesso palla sterile e di una ripresa nella quale viene esposta nel suo splendore tutta l'argenteria di famiglia (gol di Bale, assist di Benzema per Lucas Vazquez e altre occasioni in serie). Il tutto senza l'apporto dell'equilibratore del centrocampo Casemiro e dell'Isco chiamato a raccogliere la pesantissima eredità di leader di Cristiano Ronaldo. Il primo posto nel gruppo è uno dei pochi sorrisi di una stagione a singhiozzo, con più ombre che luci.

L'errore fatale di Fazio che manda in gol Bale agli albori del secondo tempo oscura il buon primo tempo della Roma e paradossalmente mette la parola fine alla sfida. Quando suona la musica della Champions, è come se nella testa dei giocatori giallorossi scattasse quel fuoco che in campionato raramente si è visto in questa stagione. Si spiegano così i primi 45 minuti di ardore dalla squadra di Di Francesco. Già libera di testa prima di scendere in campo - come per altro il Real - grazie alla qualificazione raggiunta ancora prima di giocare. Il ko interno del Cska Mosca, che ora rischia di restare fuori anche dall'Europa di riserva, smorza il pathos della sfida. La Roma mostra carattere e crea almeno tre occasioni per rompere l'equilibrio della sfida (clamorosa quella fallita da Under pochi secondi prima dell'intervallo) ma Schick non è nemmeno lontano parente del Dzeko formato europeo, rimasto fuori dalla contesa per un risentimento muscolare patito nella rifinitura. Manca la cattiveria sotto porta, come più volte ha sottolineato Di Francesco. Incapace evidentemente di far tenere al gruppo il livello di concentrazione e tenacia anche in notti così importanti. La Roma spegna i motori dopo lo 0-1, quasi che non ci sia più benzina psicofisica. La domanda a questo punto è: la colpa è dell'allenatore, che finora ha faticato a dare un'identità a una squadra privata di elementi tecnicamente forti, o dei giocatori che crollano alle prime difficoltà? Di sicuro l'infermeria piena non aiuta.

Prima del match l'omaggio a Francesco Totti, entrato nell'Hall of Fame romanista e celebrato, oltre che dai 60mila dell'Olimpico, anche da ex campioni giallorossi come Falcao, Conti e Cerezo e da vecchie glorie del Real - squadra che ha corteggiato a lungo l'ex 10 giallorosso - come Butragueno e Raul.

Alla fine manca solo il regalo della Roma che però guarda al bicchiere mezzo pieno: qualificazione, pure da seconda nel girone, con un turno di anticipo anche se tra i fischi del pubblico.

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