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La Roma sulla graticola dopo la mazzata Real

La rabbia dei tifosi scatenati contro Monchi («torna a Siviglia») e Di Francesco («squadra senz'anima»)

Marcello Di Dio

Roma Le notti magiche in Europa con Chelsea e Barcellona, ma anche in parte l'ultima della passata stagione con il Liverpool, sono lontanissime. La Roma dei miracoli è sparita anche perché non c'è più lo stesso gruppo che aveva regalato una primavera con i fiocchi in Champions. La notte di Madrid, nella quale i giallorossi avevano sì di fronte il Real dei Modric, dei Bale, degli Isco, ha mostrato un'arrendevolezza della Roma quasi disarmante. Il nervosismo di Di Francesco in campo, il malumore di alcuni giocatori rimasti in tribuna al Bernabeu (Kluivert e Karlsdorp, «puniti» dall'allenatore perché forse si sentono già arrivati), quello di alcuni senatori e dei tifosi che contestano società e allenatore sono i segnali di un momento delicato.

La stagione è cominciata da appena un mese ma il tempo dei processi, in una piazza sempre esposta agli sbalzi di umore, è già iniziato. Sulla graticola sono finiti sia il tecnico, per le scelte fatte (quella del baby Zaniolo titolare al Bernabeu è oggetto di discussione), sia il ds Monchi, reo di aver «distrutto» una rosa arrivata alla semifinale di Champions. «Abbiamo un grande allenatore, se cercate un responsabile sono io», così il dirigente giallorosso nella pancia dello stadio di Madrid dopo la prestazione con il Real. Di sicuro, non avrà vissuto al meglio il giorno in cui festeggiava 50 anni.

E sui social è esplosa la rabbia dei sostenitori giallorossi. «Faccelo tu il regalo a noi, torna a Siviglia», il messaggio per Monchi, definito anche «direttore della Roma Plusvalenza». «La squadra non ha gioco né anima», è la frase rivolta a Di Francesco, colpevole di non essersi opposto alle cessioni eccellenti, soprattutto a quella di Strootman negli ultimi giorni di mercato. Dopo la partenza dell'olandese, l'allenatore ha capito di avere una coperta troppo corta a centrocampo per insistere sul 4-3-3, il suo modulo prediletto. In più tanti giocatori sono fuori condizione e per fortuna il portiere Olsen sta cercando di non far rimpiangere il predecessore Alisson.

«In passato abbiamo subìto schiaffoni anche più sonori», ha sottolineato capitan De Rossi. La sensazione, però, è che la squadra sia uscita dai radar del suo allenatore e viceversa. Ed è chiaro che, nella serata del debutto in Champions, il tecnico non sembra aver trovato la cassetta degli attrezzi per riparare gli ingranaggi inceppati.

Il disperato Bologna di Pippo Inzaghi sarà già un test probante per capire se a Trigoria si sta trovando la cura giusta.

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