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Romagnoli tradisce il Milan e il povero Diavolo si fa di nuovo prendere

Rossoneri avanti grazie al tiro deviato di Biglia Poi rigore all'Empoli per il pasticcio del difensore

Romagnoli tradisce il Milan e il povero Diavolo si fa di nuovo prendere

Era un esame di maturità e il Milan lo ha fallito. Serviva reagire al pareggio in extremis con l'Atalanta quando la vittoria sembrava in cassaforte, serviva dare un segnale di forza e compattezza per compensare la pesantissima assenza di Gonzalo Higuain. Serviva, soprattutto, una vittoria per rilanciarsi in una classifica. Ma niente, a Empoli passa in vantaggio, domina, non la chiude e poi butta via e va a sbattere contro un muro chiamato Terracciano. Occasione persa, un'altra. E al di là degli alibi, che non mancano, per i rossoneri è più di un campanello d'allarme.

Senza il Pipita Gattuso sceglie Borini. Cutrone è appena rientrato dalla distorsione alla caviglia rimediata con l'under 21 e non ha i novanta minuti nelle gambe. Così, ecco il giocatore universale. Quello che forse non fa impazzire i tifosi rossoneri ma che piace al suo allenatore. Il perché è semplice. Serve un terzino, lui lo può fare. Serve un esterno d'attacco, eccolo pronto. Mancano i centravanti e lui si carica il peso dell'attacco sulle spalle. Certo, il numero 11 italiano non è il numero 9 argentino. E non è una questione numerica. Altra caratura, altro spessore, altra storia. Ma Gattuso deve fare di necessità virtù e il soldatino Borini fa il suo. Poca sostanza sottoporta ma tanta corsa e sacrificio per guadagnare, in pieno, la pagnotta di serata.

Un Milan meno fisico che si affida di più al palleggio, cercando di chiamare fuori l'Empoli dalla propria trequarti tenendo il più a lungo possibile il possesso palla, anche nella propria metà campo, anche rischiando qualcosa quando la palla finisce tra i piedoni di Donnarumma. E l'ottimo possesso palla si concretizza già dopo 10' quando Biglia raccoglie una palla vagante al limite dell'area e scarica di potenza in porta, anche grazie alla deviazione di Capezzi. Per la lega è autogol ma il merito del vantaggio rossonero è tutto dell'argentino. Sembra fatta per il Milan, sotto gli occhi della dirigenza al completo, dal presidente Scaroni al figlio del boss di Elliott Gordon Singer. Perché l'Empoli non c'è e i rossoneri sembrano essere in grado di dilagare. Bonaventura e Kessié però si mangiano due ottime occasioni e lasciano in vita i toscani che prendono coraggio. Così prima La Gumina e poi Caputo sfiorano il pari ma Donnarumma, con due parate super, riesce a salvare alla grande. È il campanello d'allarme che fa svegliare il Milan. Forcing offensivo e ancora occasioni con Suso in particolare ma Terracciano imita il collega e risponde alla grandissima.

A inizio ripresa il copione sembra lo stesso. Milan che palleggia ed Empoli che prova a pungere con ripartenze ma senza fare troppo male. Fino al 25' quando il Milan si fa male da solo. Possesso palla esagerato e scriteriato, Romagnoli fa una sciocchezza e rinvia sui piedi di Mcheklidze e poi lo stende. È rigore che Caputo trasforma. Quasi come un autogol. Un harakiri assurdo per una squadra che vuole essere protagonista in campionato. Gattuso cambia subito: fuori uno spento Calhanoglu e Borini, dentro Cutrone e Castillejo per dare più peso e più vitalità all'attacco. I rossoneri si scuotono e premono alla ricerca del gol. Suso ci va vicino tre volte ma Terracciano è ancora da applausi e respinge, sempre. Il finale è un assedio. Nota positiva, il Milan c'è. Nota negativa. Il Milan non sa più vincere. E non è una nota marginale.

Per nulla.

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