Sport

Ronaldo fa piangere la Juve Champions ancora stregata

Per i bianconeri altro ko in finale: Mandzukic illude, poi i Blancos dominano e conquistano la Dodicesima

Davide Pisoni

nostro inviato a Cardiff

La maledizione Champions della Juventus si allunga nella notte stregata di Cardiff. La settima sconfitta in nove finali è certificata da un poker troppo pesante che avrà conseguenze su società, allenatore, squadra e su un popolo che mai come questa volta erano convinti e consapevoli di essere pronti per il trono europeo.

Invece la Signora non diventa regina perché si deve inchinare a quel re, a quell'imperatore che si chiama Real Madrid. La «dodicesima» è soprattutto la seconda coppa di fila, impresa mai riuscita a nessuno nella Champions moderna. Per trovarne un'impresa analoga bisogna risalire al Milan di Sacchi, alla fine degli anni ottanta. E così il dominio spagnolo, quattro Champions di fila vinte, schianta ancora una volta il sogno della Juventus capace di giocare due finali in tre anni: allora fu un tris ora addirittura un poker. Nel 2015 fu il Barcellona a Berlino, ieri è stata la squadra di Zidane a certificare che l'Europa bianconera è lastricata solo di delusioni. Quel Zizou che non era mai riuscito a portare la coppa a Torino adesso è l'ex che dalla panchina fa piangere il popolo juventino.

Il braccio armato del francese è ovviamente Cristiano Ronaldo che stravince il duello da pallone d'oro con Buffon con una doppietta (di Casemiro e Asensio gli altri gol). E' il destino che si accanisce sulla Signora perché la notte di Cardiff oscura la stagione, la vittoria di scudetto e coppa Italia. Altro che triplete, è un'ombra troppo ingombrante da poter essere spazzata via. Le lacrime, come quelle di Pirlo a Berlino, annebbiano tutto e ripartire sarà difficile. Adesso sono gli occhi spenti di Buffon nei quali si legge l'amarezza e la consapevolezza che probabilmente era l'ultima occasione per prendersi quella maledetta coppa che gli è sfuggita tre volte. E il tetto del National Stadium of Wales contiene a stento la delusione bianconera.

Perché la Juve gioca solo per un tempo una partita di quelle giuste, come direbbe Allegri, che conferma Dani Alves davanti e Barzagli in difesa. La prima scossa è di Higuain, la seconda di Pjanic con Navas che soprattutto sul bosniaco si supera per evitare il gol dopo sette minuti. L'illusione di comandare il gioco dura poco perché ci pensa Cristiano Ronaldo a riportare alla realtà i bianconeri. Micidiale la ripartenza del Real Madrid che al primo tiro in porta passa, un must delle finali bianconere: da Litmanen a Rakitic. Bisognerà aspettare il minuto 44 per vedere una parata di Buffon: un'uscita su un cross. Lo svantaggio non destabilizza più di tanto i bianconeri che concedono solo un paio di contropiedi. E allora passano solo sette minuti ed ecco il pari: Higuain appoggia di petto per Mandzukic che spalle alla porta inventa una girata che scavalca il piccolo Navas.

Comunque il Real Madrid prende il comando delle operazioni ma la Juve soffre ancora di più sulle fasce e preferisce concedere il giro palla all'avversario. Pjanic è l'unico che ha le idee chiare mentre dall'altra parte Isco e Modric ricamano. La Juve dopo l'intervallo si ripresenta per prima in campo, ma è solo la controfigura. Isco suona la carica e il Real Madrid spinge forte con il centrocampo che fa la differenza anche con la forza di Casemiro e Kroos. Invece nella Juve Dybala, schiacciato dalla pressione, e Higuain, sovrastato da Sergio Ramos, vanno a intermittenza e così diventa impossibile tenere testa ai blancos in versione viola che fisicamente stanno meglio. E giustamente ripassano in vantaggio con Casemiro che beffa Buffon con la deviazione di Khedira. E la Juve sprofonda in due minuti perché Cristiano Ronaldo piazza il tris, settimo gol in 5 partite a Buffon.

La squadra di Allegri non c'è più, praticamente non è rientrata in campo nella ripresa, surclassata dal Real Madrid sul piano della corsa e forse non è un caso che quella bianconera sia la seconda squadra più vecchia dopo il Milan del 2007 a giocarsi una finale di Champions League. In poco più di un'ora i bianconeri subiscono tanti gol quanti ne avevano presi in tutta la Champions League. Spenta la luce nei bianconeri, letteralmente in balia degli avversari: e quando esce Dybala è il segno della resa, mentre Cuadrado si fa cacciare con Sergio Ramos che accentua il contatto e segna anche Asensio. Il motto del Real Madrid le finali «si vincono, non si giocano» è ancora una volta la bruciante verità per la Signora.

La storia la fa Zidane con un poker, mentre il triplete per la Juventus è maledetto.

Commenti