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Ronaldo, Kakà, ma pure bidoni nell'infinita Milano «brasileira»

L'Inter ne ha uno tra i fondatori, il Milan partì da Altafini

Ronaldo, Kakà, ma pure bidoni nell'infinita Milano «brasileira»

Se Paquetà farà rima con felicità, buon per il tifo milanista. Kakà mise poco a soddisfare la rima. In realtà il Milan brasileiro raramente ha tradito le attese e il buon gusto calcistico. Peggio l'Inter che non sempre ci ha preso, benchè su un blocco argentino-brasiliano abbia costruito il Triplete, alla faccia dei racconti circa l'eterna rivalità delle due scuole. Il calcio brasiliano è ospite sempre gradito a San Siro. Ed anche l'Inter sta cercando millennials: si parla di Gabriel Brazao, portierino classe 2000 del Cruzeiro. Dal Flamengo suggeriscono Lincoln, attaccante diciottenne, e Reinier Jesus Carvalho, numero 10 classe 2002 inseguito pure dalla Juve, ridefinito il nuovo Paquetà. Ancora non conosciamo quello autentico! E, all'Inter, hanno già pescato due Jesus non proprio benedetti: Gabriel Jesus alias Gabigol (un nome, una favola) e Juan Jesus, benefattore per tutti gli attaccanti.

Al di là di certe scivolate, il calciatore brasiliano è un pacco dono: talvolta luccicante, altre volte pacco e basta. Leggermente più lunga la lista nerazzurra (37), dotata di maggior qualità quella milanista (33 più Paquetà). Per entrambe il bello di avere avuto Ronaldo. L'Inter preferisce il lato argentino (49 giocatori) e non se la passa male nemmeno con gli uruguayani: 23 in attesa di Godin. Milan più guardingo sul fronte argentino (24), dove però ha pescato attaccanti di valore: Crespo, Higuain, Angelillo, Cucchiaroni, Ricagni.

Eppur, dice la storia, l'Inter più del Milan dovrebbe avere parentela stretta con il Brasile avendo, tra i fondatori, Achille Gama, giocatore nato a Parà che segnò il primo gol nerazzurro in un derby, addì 10 gennaio 1909: ancora qualche giorno e sono 110 anni. Ma tanto non bastò per rendere subito folta l'armata brasiliana nerazzurra, tanto da attendere l'epoca di Jair, saetta del mago HH, come ricordo attraente. Meglio per il Milan: in una formazione ideale può giocarsela con Altafini centravanti (lasciando in panchina Sormani, Amarildo, Pato), Ronaldinho, Rivaldo, Kakà, parliamo di Palloni d'oro oltre a Ronaldo (che lo vinse con Barcellona, Inter e Real), con Dino Sani, cervello del centrocampo sbucato in un uggioso novembre di San Siro quando Altafini rifilò 4 gol alla Juve, per finire con Cafu (Maicon fatica a tenergli testa) e Thiago Silva grandi in difesa. Nel cast degli indimenticabili interisti, Ronaldo fa la parte del re, fiore del tifo di Moratti, Roberto Carlos, bocciato da Roy Hodgson, i campioni del Triplete. C'è stato anche qualche incompreso: leggi Juary, sorta di cenerentolo che, però, con il Porto segnò il gol della prima coppa Campioni. E che dire di Coutinho, ora stella nel Barcellona? Molto più lunga la lista dei cattivi affari interisti (Vampeta per tutti), il Milan risponde con Luiz Adriano e stravaganze degli ultimi 10 anni. Detto che i Palloni d'oro rossoneroazzurri sono stati quattro.

Certamente Milan e Inter si sono ben divisi l'oscar dei borderline: Adriano e Ronaldinho vincono a mani basse, infaticabili tra feste, buone bevute e belle ragazze.

Nella Milano di notte (al lunedì soprattutto per Ronaldinho) tutti ne conoscevano i recapiti.

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