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Rosa, gioco e continuità Adesso la Roma ci crede: può essere «l'anno bono»

Dalla diffidenza iniziale ai risultati in serie Il successo di Di Francesco che sogna il titolo

Federico Malerba

Roma È un godimento a rilascio prolungato, quello della Roma: sabato la vittoria nel derby - con sorpasso incorporato alla Lazio - e domenica tre punti recuperati alla Juve che adesso è a una sola lunghezza ma ha giocato una partita in più. Il weekend più bello della stagione giallorossa potrebbe essere anche una metafora della medesima, in cui le soddisfazioni stanno arrivando gradualmente e le ambizioni aumentano settimana dopo settimana. La Roma c'è, ovunque: c'è in Europa, dove a meno di improbabili ribaltoni è destinata ad approdare (contro pronostico) agli ottavi di Champions, e c'è per lo scudetto proprio nell'anno in cui sembrava destinata a saltare un giro.

Lo insegue da 16 anni, dal 2001 a oggi ha messo insieme 9 secondi e un terzo posto per lo più amari. Sperava di regalare uno storico bis a capitan Totti e invece è a digiuno di trofei dal 2008, c'è un'intera generazione di giovani tifosi che al Circo Massimo ci è andata solo a passeggiare. Ma adesso sognano, insieme ai lupi più anziani, perché questa Roma sembra diversa. Ci sono almeno un paio di motivi che sotto sotto spingono a credere che questo sia «l'anno bono», e non riguardano né la pancia piena della Juve - che quanto a partenze al rallentatore fece anche peggio nel 2014-15 e alla fine fu comunque capace di rifilare 17 punti alla squadra di Garcia - e nemmeno i segnali di declino della vecchia guardia bianconera.

Che i giallorossi siano candidati autorevoli al tricolore campionato lo si intuisce da altre due cose: hanno la miglior difesa, dato da non sottovalutare perché tradizionalmente il campionato premia chi subisce meno gol rispetto a chi segna a valanga, e hanno ancora notevoli margini di crescita. Circa la solidità difensiva il derby è stato emblematico: Di Francesco l'ha vinto rubando il mestiere a Inzaghi, ha rinunciato a scoprirsi e aspettato con pazienza il momento in cui colpire. A parte il rigore di Immobile la Lazio ha fatto il primo tiro in porta al 90' senza mai trovare la chiave per aprire una retroguardia che in estate sembrava addirittura il punto debole della Roma. Per capire le potenzialità inespresse, invece, basta dare un'occhiata alla rosa: stavolta è veramente «profonda», per ogni ruolo ci sono almeno due alternative e tante sono le risorse ancora da sfruttare.

È vero, finora ci sono stati un paio di insostituibili, Kolarov e Dzeko (insieme ad Allison) sono quelli che da a agosto hanno giocato di più; ma venerdì Emerson Palmieri è tornato in campo con la Primavera, prestissimo sarà convocabile, e anche a Schick non manca molto. Questo è un dettaglio che va sottolineato: la Roma è prima nel girone di Champions e potenzialmente seconda in campionato senza aver quasi mai schierato il suo acquisto di punta. Dopodomani a Madrid Di Francesco potrà permettersi il lusso di fare almeno cinque cambi, perché male che vada potrà chiudere il discorso all'ultima giornata col Qarabag.

In questo momento la partita più importante è quella di domenica a Marassi col Genoa: a questo punto ci crede anche Eusebio, che questo possa essere davvero «l'anno bono».

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