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Rosberg, coraggio e amore: ha vinto, saluta e se ne frega

L'iridato lascia la F1. Più che per stress per la famiglia. E adesso Alonso e Vettel vogliono la sua Mercedes

Rosberg, coraggio e amore: ha vinto, saluta e se ne frega

Suo padre viene e verrà ricordato per essere l'unico campione del mondo ad aver conquistato il titolo vincendo un solo Gran premio nella stagione iridata. Lui verrà ricordato come l'unico ad averlo vinto annunciando a sorpresa il ritiro. Nel 1982, papà Keke Rosberg riuscì nell'impresa complice un anno di disgrazie, morti e feriti. Gilles Villeneuve volato via a Zolder, Didier Pironi leader mondiale gambizzato dal destino a Hockenheim. Quest'anno Nico è riuscito nell'impresa complice una formula uno disgraziata, ferita nell'essenza e morente nell'interesse del pubblico. Vien da pensare a uno sport diventato talmente insipido da annoiare persino i propri eroi.

Nico ha detto «per 25 anni ho rincorso il sogno di conquistare il titolo come mio padre e ora ce l'ho fatta». Nico ha spiegato «la pressione quest'anno è stata incredibile, un altro anno così no, ho scalato la mia montagna e ora sono in vetta». Nico guardando lontano e dalla vetta ha aggiunto «adesso voglio vedere che cosa mi riserva la vita».

Nico due, tre, mille volte campione del mondo. Non potrà mai dirci completamente la verità, ma chi lo conosce nel profondo aveva già capito tutto quando, tagliando il traguardo di Abu Dhabi, aveva urlato via radio a sua moglie Vivian un intimo e criptico «we did it, we did it». Quel ce l'abbiamo fatta gridato tra le lacrime non era però riferito a se stesso e al team, era una questione di famiglia, era il disoccupato che rientra finalmente a casa con un lavoro e lo urla di felicità alla moglie, era l'impiegato che torna con una promozione inseguita una vita, era ognuno di noi che realizza il grande sogno e ha la forza di non diventare schiavo delle sue tossine e dipendenze. Nel caso di Nico, adrenalina, passione, fama, soldi, tanti soldi. Ma quell'urlo fra coniugi era forse, e sarebbe la cosa più romantica da pensare, la promessa mantenuta di un uomo alla propria donna, alla famiglia. La promessa di un trentunenne che rischia la pelle tutto l'anno e che un giorno ha sussurrato alla sua lei «se vinco smetto di correre, lo giuro».

Troppo per il mondo cinico e un po' baro della F1? Forse sì, a giudicare dalle frasi prevedibili con cui è stata accolta dagli altri piloti la scelta di Nico. I tweet, ad esempio. Alcuni prevedibili, altri simpatici ma in fondo oggi stonati tra Verstappen e la Mercedes con foto del team principal che chiama per offrire un posto e il pilota che domanda ai fan se non sia il caso di rispondere. Cose così. Come l'inevitabile toto sedile che ora vede in corsa Alonso e, perché no, lo scontento Vettel. Fermo che il predestinato dovrebbe e potrebbe essere il giovane allievo Mercedes, Wehrlein. Allora più vero Hamilton amico di una vita e nemico degli ultimi anni che saluta Rosberg con un affilato «lo conosco da molto tempo, è la prima volta che vince in 18 anni, quindi non è stata una sorpresa che abbia deciso di lasciare».

A sentire tutto questo sembra davvero troppo parlare di scelta intima, coraggiosa e d'amore. Poi, al Galà Fia che premia il migliore, Nico annuncia l'addio e dice «sono felice, siamo felici, perché mia figlia riavrà un padre e mia moglie di nuovo il marito». E allora sì che forse c'entra l'amore. «Perché è stata una stagione dannatamente difficile, la pressione e lo stress altissimi, ho spinto come un matto, le delusioni avevano alimentato la mia motivazione a livelli mai provati e tutto questo ha impattato sulla famiglia. Non troverò mai le parole giuste per ringraziare mia moglie, perché ha capito che quest'anno c'era l'opportunità di vincere e ha creato spazio per me».

E adesso noi, tutti noi. Alzi la mano chi raggiunto il sogno della vita avrebbe la forza di lasciarlo un attimo dopo?

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