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La Rossa «vecchia» resiste alla nuova Mercedes

Pole di Hamilton grazie a un errore di Vettel decisivo però nel Q1 non ubbidendo al box

Benny Casadei Lucchi

nostro inviato a Barcellona

È come se davanti al bar della grandi speranze di Montmelò Lewis Hamilton avesse parcheggiato la sua Mercedes W08 fresca e luccicante di carrozzeria tanto era stata modificata a livello aerodinamico, mostrandola a tutti un po' tronfio e dicendo «va che bella...». È come se, un attimo dopo, accanto a lui si fosse fermato Vettel con la sua Ferrari SF70H molto meno luccicante e con fare decisamente meno tronfio avesse mostrato l'unica novità evidente sulla carrozzeria, dicendo «va che grande...». Nel senso del numero sulla monoposto, 5, su sfondo bianco, praticamente un adesivo. Solo che con un adesivo come unica novità davvero visibile, la Ferrari ha tenuto testa alla luccicante, rinnovata, ripensata Mercedes. Tra l'inglese in pole e il tedesco passano infatti la bellezza di 51 millesimi. Un nulla che diventa ancor più nulla se si pensa che Seb sta dietro per via di un errore all'ultima chicane dopo che nei primi due settori era stato davanti al rivale.

Potenza di un adesivo. Tra l'altro, e qui è il caso di aprire parentesi, a volerla dire tutta, la Rossa è stata l'unica a interpretare come si deve la prima vera novità voluta dai padroni americani: numeri ben visibili per far capire agli appassionati che diavolaccio stia accadendo in pista e di che sport si tratti. Chiusa parentesi. Si diceva dell'adesivo. Ovviamente anche Maranello ha portato tante belle novità, la maggior parte però nascoste sotto il vestito per cui molto meno appariscenti; e molte hanno funzionato come si deve. A non aver funzionato, semmai, è stato dell'altro.

Lewis ha infatti centrato la pole numero 64 (ora è a meno una da Senna), utilizzando la Mercedes rivoluzionata fuori e potenziata dentro, e montando il secondo motore che porterebbe in dote una quindicina di cavalli in più. Anche Seb e la Rossa avevano pianificato uguale strategia tecnica, solo che sulla power unit montata dalla Ferrari per le libere del mattino non ha funzionato qualcosa alla voce pressioni e idraulica. Fatto sta, pappa rinviata per i meccanici, tutti al lavoro, e in due ore è stato rimontato il vecchio propulsore che come Felipe Massa pensava di essere andato in pensione e, invece, dopo quattro Gp, due vittorie e due podi, si è ritrovato di nuovo in pista. E come Massa, anche il vecchio motore non ha stonato. Anzi, se non fosse stato per l'errore di Seb, ora saremmo probabilmente qui a parlare di un'altra pole.

Per cui, ricapitolando. Hamilton pole e aerodinamica rivoluzionata e motore nuovo. Vettel secondo con adesivo più grande e motore vecchio (turbo nuovo, il 4°, occhio...); Bottas terzo con aerodinamica spaziale e motore vecchio (stessa disavventura di Vettel) e Raikkonen che il secondo motore l'aveva già montato e poi è Raikkonen, per cui ce l'ha con se stesso per i «troppi errori» e del resto non gliene frega niente, basta che non gli rompano le scatole via radio. Il popolo rosso può dunque sperare. Sempre che Verstappen quinto su lato pulito non si ricordi che qui l'anno scorso ci aveva vinto e gli venga in mente partenza pazza. E sempre che non si accenda qualche spia al muretto Ferrari che, come a inizio del Q1 di ieri, induca l'ingegnere a chiamare Vettel e dirgli «spegni e parcheggia». Per fortuna Seb non ha subito ubbidito, domandando invece per due volte «ma siete sicuri?» perché «ero sconvolto dirà poi e non sapevo cosa fare, così ho chiesto di verificare»; e per fortuna i tecnici hanno controllato al volo i dati e si trattava solo di un'anomalia del software.

Davanti al bar delle grandi speranze di Montmelò ha parcheggiato anche Alonso con la sua McLaren. Venerdì andava in retromarcia, ieri settimo tempo. Siamo in Spagna. Sono quelle cose lì strane della F1..

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