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Saloni sotto revisione e a pagare sono i «big» Sobrietà come obiettivo

Francoforte e Parigi soffrono. Ma oggi torna Barcellona. In attesa di Torino e Bologna

di Piero Evangelisti

A Plaza de Espanya, a Barcellona, in queste ore si apre, nei padiglioni della «Fira», il caratteristico polo espositivo del capoluogo catalano che si arrampica, in uno scenario spettacolare, verso il colle del Montjuich, un Salone dell'automobile che prova a rinascere dopo anni di sospensione. Spagna e Italia sono stati i mercati automobilistici più colpiti dalla crisi degli scorsi anni e «fare salone», da noi e in terra iberica (anche il Salone di Madrid è scomparso), negli ultimi anni non è stato facile.

Ma la «revisione» del settore si sta allargando, geograficamente, coinvolgendo la prossima edizione dell'IAA (Internationale Automobil-Ausstellung) il Salone di Francoforte (in calendario dal 14 al 24 settembre) dove molte Case hanno già dichiarato di non partecipare, e alcune di queste hanno già annunciato che non prenderanno parte nemmeno al Mondial di Parigi previsto per l'ottobre del 2018.

Tanta lungimiranza lascia perplessi, visto che i budget oggi si aggiornano mensilmente, e non si può escludere che in alcuni casi ci saranno dei ripensamenti, però lo stato dell'arte ci dice che i costruttori si stanno allontanando dalle grandi rassegne internazionali dell'auto.

Costano troppo, sostengono, eppure sono stati proprio loro, dal secondo Dopoguerra in avanti, a realizzare allestimenti sempre più sfarzosi e costosissimi, e gli organizzatori degli eventi li hanno seguiti alzando il prezzo per «metro quadrato».

I brand che non andranno a Francoforte? Meglio non infilarsi nella tana del lupo e doversi confrontare con le cattedrali che le Case teutoniche costruiscono per l'occasione, strutture assolutamente spropositate rispetto al numero dei visitatori (oggi quando un Salone dell'auto fa un milione di visitatori è già un record). Mettere in mostra i muscoli non paga più e qualche ripensamento si è visto al Salone di Ginevra in marzo, dove molti brand hanno scelto strade più sobrie per presentare le loro novità assecondati da un'organizzazione che ha offerto gli spazi a prezzi più bassi.

Forse è arrivato il momento di mettere da parte la sempre sbandierata internazionalità di un evento, che non paga più, da una parte e dall'altra, mentre il pubblico non manca, e poi c'è sempre il web a dare risonanza mediatica. Lo dimostrano il Salone di Torino del Parco Valentino, ideato da Andrea Levy, dove dal 7 all'11 giugno hanno prenotato gli spazi 50 brand e sono attesi (l'ingresso è gratuito) 800mila visitatori, e il rinato Motor Show di Bologna che dopo anni di fuga in avanti (quando il mercato tirava alla grande) e anni di buio (con cancellazioni ed edizioni ridotte) si sta preparando per l'edizione di dicembre con tante adesioni.

«Lo scorso anno è stato un vero successo del quale siamo fieri ci dice Rino Drogo, general manager messo a capo della rassegna oggi controllata da Bologna Fiere e per il prossimo Motor Show, che si svolgerà dall'1 al 10 dicembre, abbiamo in serbo tante novità che esalteranno le unicità del nostro Salone, dallo spettacolo ai test di guida per il pubblico.

E anche la città di Bologna sarà maggiormente coinvolta».

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