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La saltatrice non passa l'1,97: è 7ª ma vicina al podio

La saltatrice non passa l'1,97: è 7ª ma vicina al podio

Quel tocco in più che nell'atletica può essere traditore: così Alessia Trost ha chiuso il libro delle speranze italiane a Mosca. Settima a distanza non proprio siderale dalle medaglie, ma con il gran rimpianto di quella caviglia andata a incocciare la sbarra quando il salto pareva fatto: l'1,97 conquistato. Poteva valere la medaglia che poi si sono divise (bronzo) la spagnola Beitia e la russa Chicherova. Salto in alto con il guizzo finale sorprendente: la Chicherova che manca la medaglia da tutti attesa, ieri lo stadio Luzniki era pieno anche per lei, non solo per Bolt. Anna Chicherova è considerata tra le dieci campionesse più belle del mondo dell'atletica, ieri è stata meno bella nel modo di saltare ma si è consolata portando a spasso per la pista, bandiera sulle spalle, la sua bambina. Anche questo è mondo dell'atletica. E il mondiale di Mosca capovolge il risultato di Londra: prima Shkolina, la outsider che è volata a 2,03, terza la Chicherova, argento sempre Brigetta Barrett, la nera spumeggiante americana che prima della gara ha riunito le ragazze dell'alto e le ha fatte pregare insieme.
Mondo nuovo, storie affascinanti per Alessia Trost che ha saltato alla prima l'1,89, poi l'1,93 ma si è arenata ai tre salti sul metro e 97: incoraggiante il primo, scoraggiante il secondo, raggelante nell'attimo conclusivo il terzo.
Ma che dire? Gioventù, inesperienza, una stagione lunga nella quale la ventenne friulana, tutto pepe e gambe, ha già vinto il titolo europeo juniores, si è fatta largo tra le regine dell'alto. Stavolta resta un pizzico di delusione. «Però - ha concluso lei - questo mondiale me lo sono goduta. Mi spiace perché l'1,97 ci stava, le gambe giravano, sono disarmata. Ci ho messo mezzora a metabolizzare la progressione, ma poi ho avuto una gran voglia di saltare. Ero adrenalinica». L'adrenalina non basta, ma il podio non è poi così lontano.
Pomeriggio di amarezze assortite per l'atletica azzurra. Valga la beffa della 4x400 donne nella quale Libania Grenot stava concludendo con il sorriso il lavoro di Bazzoni, Milani e Spacca, giocandosi il sesto posto. Ma un casuale colpo di mano della staffettista ucraina le ha fatto perdere il bastoncino ad un niente dal traguardo.

Squalifica (confermata dopo il ricorso azzurro) e addio sogni per una staffetta decente e un posto mai raggiunto ai mondiali.

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