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Al San Lorenzo non è il Papa che fa miracoli

Al San Lorenzo non è il Papa che fa miracoli

Dall'Intercontinentale al Mondiale per club, l'aumento del tasso di democraticità della competizione, aperta dal 2005 a tutti i campioni continentali, è coinciso con un drastico calo dell'appeal. Almeno per quanto riguarda l'Europa: difficile infatti pensare che per il Real Madrid dei record di Ancelotti - arrivato a 20 vittorie consecutive con il rotondo 4-1 di venerdì sul campo dell'Almeria - questo trofeo valga molto di più della Copa del Rey.

Anzi, per le Merengues è una vera e propria spina, perché se non lo vincono se lo vedranno rinfacciare per mesi, specialmente vista la superiorità, sulla carta, persino imbarazzante rispetto alle altre concorrenti. Un eventuale successo per contro verrà archiviato e dimenticato in pochi giorni, e comunque non compenserebbe un eventuale flop nella Liga o in Champions. Discorso opposto per le «altre», a partire dai rivali più accreditati, i campioni sudamericani del San Lorenzo. Il tecnico argentino Edgardo Bauza (vice-campione del mondo a Italia '90) ha già parlato di «gara più importante della storia» quella che, da pronostico, li vedrà affrontare nella finale del 20 dicembre le Merengues. Difficile infatti che i neozelandesi dell'Auckland City e i messicani del Cruz Azul possano creare particolare grattacapi in semifinale rispettivamente a San Lorenzo (nella cui rosa militano tre ex Serie A: Yepes, Barrientos e Cetto) e Real Madrid. Ma per fermare la corazzata di Ancelotti (già campione del mondo con il Milan nel 2007), che in stagione ha già segnato la bellezza di 83 reti in 26 partite, agli argentini servirà un miracolo.

I Cuervos di Almagro però non dovranno scomodare il loro tifoso più illustre, Papa Francesco, ma gli basterà affidarsi al loro allenatore, specialista in imprese impossibili: prima di regalare al San Lorenzo la prima Copa Libertadores della sua storia, nel 2008 Bauza aveva condotto al vertice del calcio sudamericano l'Ldu Quito - primo e unico successo di una squadra ecuadoregna nella competizione - poi battuto solo 1-0 dal Manchester United di Alex Ferguson nella finale del Mondiale per club. «Ma questa volta sono più tranquillo», ha detto Bauza, «so a cosa vado incontro. E poi noi veniamo da uno dei pochi campionati al mondo in cui l'ultima può battere la prima.

Quindi nessuna paura».

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