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San Paolo fa posto a Maradona: è l'ultima

Il ricordo del "Diez" stimolo in più per battere la lanciatissima Roma

San Paolo fa posto a Maradona: è l'ultima

Napoli. Potrebbe essere l'ultima al San Paolo. Il sindaco De Magistris ha promesso di accelerare l'iter burocratico e di snellire la procedura, causa volontà popolare. La prossima settimana il Napoli giocherà in trasferta sia in campionato che in Europa League, quando tornerà a Fuorigrotta troverà il proprio stadio intitolato a Re Diego. Dunque, contro la Roma addio al San Paolo che pure è stata casa Maradona ma stiamo parlando di pura formalità, magari quello che conta e che si augura Gattuso, è che nella testa dei giocatori scatti un'ulteriore molla, un nuovo stimolo per mettere fine a un ruolino di marcia casalingo per niente confortante: tre sconfitte nelle ultime quattro esibizioni.

Emotivamente parlando l'occasione è ghiotta, perché l'ordine partito dallo spogliatoio è tanto perentorio quanto scontato: vinciamo per Diego. Calcisticamente parlando, la Roma adesso è l'avversario meno raccomandabile da affrontare: snello, libero di testa, con una fase offensiva ben illustrata dalle statistiche. Segnano tutti, nessuna sconfitta sul campo in Italia (fa eccezione lo 0-3 a tavolino di Verona), l'ultima guarda caso proprio a Napoli, lo scorso luglio. Da allora nove vittorie e tre pareggi e la cosa preoccupa non poco la formazione di Gattuso (indisponibile Osimhen, Bakayoko out per squalifica) che sta incontrando inattese difficoltà contro le big: zero punti contro Sassuolo, Milan, Juventus (anche qui a tavolino) e un solo successo contro l'Atalanta.

Bisogna provare a scrollarsi di dosso le emozioni e le tensioni del momento. Come ha detto Ciro Mertens, indossare la maglia azzurra adesso è diventato più pesante. C'è una storia da difendere e un presente da aggiustare, sotto lo sguardo vigile del Re, che guarderà la partita dai maxischermi. C'è una tristezza da allontanare, sensazioni belle e brutte da metabolizzare, saper entrare nella partita e fronteggiare l'avversario più in forma del momento in uno stadio più deserto del solito, perché anche gli oggetti sacri del pellegrinaggio maradoniano non abitano più presso i cancelli dell'impianto. Il brutto tempo previsto per oggi li avrebbe spazzati via, hanno trovato posto nel ventre dello stadio, è qui che continuerà la processione, è qui che una piccola rappresentanza della Roma vorrebbe omaggiare il più grande. Poi non ci sarà più tempo per voltarsi indietro, se non per fermarsi al fatidico minuto 10: testa e gambe al campo, la vita e il campionato vanno avanti.

Con un ultimo inchino, possibilmente, a Re Diego e a San Paolo.

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