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Sanremo, 7 ore di lotteria: la classica più democratica

Nibali cerca il bis, ma tutti i big possono giocarsela Alaphilippe l'uomo da curare. E Sagan sfida il tabù

Sanremo, 7 ore di lotteria: la classica più democratica

Milano Venghino siori venghino, oggi si corre la Milano-Sanremo, la corsa più emozionante, elettrizzante e lunga del mondo. Tutti la sognano, chiunque la può vincere. Anche se poi così non è, perché non proprio tutti la possono vincere, ma a differenza delle altre classiche, questa è certamente la più aperta e incerta.

Ciò che appare facile non è detto che sia semplice. Provate a chiederlo a Felice Gimondi, Beppe Saronni (ultimo capace di vincere la classica di apertura fasciato dall'iride) o Francesco Moser. Tre fuoriclasse, capaci di vincere di tutto e di più, ma alla Sanremo ci sono arrivati solo dopo aver ingoiato diversi bocconi amari.

Stesso discorso per il principe dei velocisti, Mario Cipollini, che dopo due secondi posti (1994 e 2001) è riuscito a centrare l'obiettivo al suo dodicesimo tentativo. «Solo quel giorno mi sono davvero sentito in pace con me stesso», è solito ripetere SuperMario.

È la corsa più lunga al mondo, e anche una delle più veloci e adrenaliniche che ci siano, ma dopo quasi sette ore di sella (un anno fa Nibali trionfò dopo 7 ore e 18 minuti) diventa una delle più complicate da gestire. Una cosa è però certa: a differenza degli altri Monumenti, la Sanremo è per tutti. Il Fiandre è corsa per specialisti: sono una trentina gli atleti che possono ragionevolmente ambire al successo su quei muri lastricati di pavé. E lo stesso discorso vale per la Roubaix, la regina delle classiche, per la Liegi o il Lombardia. La Sanremo se ha una caratteristica è proprio quella di essere tra le corse Monumento la più inclusiva e accogliente. Se azzecchi la giornata, puoi davvero far saltare il banco: come un anno fa il nostro Nibali.

«Ad un certo punto ho pensato che dovevo metterci una croce sopra ricorda Beppe Saronni, per tre anni consecutivi secondo -. Al diavolo la Sanremo! Mi sono detto. E quando ho cominciato a pensare che potevo farne anche a meno, l'ho vinta». In maglia iridata.

È una corsa aperta, e per questo ci sarà anche il transalpino Romain Bardet, reduce dalla Parigi-Nizza che ha concluso al quinto posto. Ci sarà la Deceuninck-Quick Step, la super formazione belga che schiererà al via Julian Alaphilippe (il francese è il vero favorito), Philippe Gilbert e il nostro Elia Viviani, campione d'Italia in carica, che insegue la prima classica Monumento da poter esibire assieme all'oro di Rio (omnium su pista). E poi c'è anche il nostro uomo simbolo: Vincenzo Nibali. Con lui, per la Bahrain-Merida, anche il bresciano Colbrelli (reduce dalla Parigi-Nizza) e lo sloveno Mohoric. Viviani dovrà vedersela con un uomo veloce e in costante crescita come l'olandese Dylan Groenewegen, reduce da due volate vincenti alla Parigi-Nizza e all'esordio nella corsa di primavera. Ma a sprintare per la vittoria ci sarà anche lo slovacco Peter Sagan, che non l'ha mai vinta e per questa ragione non si sbilancia: «Se vinco bene, se no amen».

In scia allo slovacco anche il colombiano Fernando Gaviria e il norvegese Alexander Kristoff. Da non trascurare l'australiano Caleb Ewan, così come il transalpino Arnaud Demare, che una Sanremo l'ha già vinta. E poi ci sarà il polacco Michal Kwiatkowski, re a Sanremo nel 2017 dopo una volata mozzafiato con Sagan (2°) e Alaphilippe (3°).

Tutti ci credono e inseguono il sogno, ma nessuno apertamente lo ammette.

La Sanremo val bene una bugia.

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