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Sansone castigagrandi. E la Juve si fa piccola

Sansone, talento del Parma scuola Bayern, aveva segnato all'Inter. Bianconeri ingenui sul pari, non mordono e corrono poco

Sansone castigagrandi. E la Juve si fa piccola

Le feste hanno rovinato il trucco alla Signora che resta ancora a secco di vittorie in campionato nel nuovo anno. Infatti la Juventus torna da Parma con un misero punticino dopo essere stata a un passo dal riprendere la sua corsa. A frenarla nel finale ci ha pensato Sansone, quello che di nome fa Nicola, che ha “tirato” per i capelli una signora tutt'altro che bella. Una conferma per questo talento cresciuto alla scuola del Bayern Monaco, che dopo l'Inter castiga anche i bianconeri. Come una conferma è il ritorno sulla terra dei marziani scudettati. Lo dicono i numeri.

Infatti spezzando esattamente a metà queste venti giornate si trova la verità: la banda Conte ha raccolto ventotto punti nelle prime dieci uscite, appena diciassette dal ko con l'Inter fino a ieri. Da una cavalcata esagerata a un passo rallentato. Le giustificazioni non mancano: infortuni e assenze, gli straordinari sul piano atletico durante le feste. Tutto può servire a spiegare l'esibizione sbiadita del Tardini, anche i supplementari di coppa contro il Milan. Ma la realtà è che la Juventus non aggredisce e corre molto meno.
Lo dice una partita in cui nella prima mezz'ora ha rischiato anche di andare sotto. Bravo Donadoni a specchiarsi nel 3-5-2 del collega e a mettere due torri davanti Amauri e Belfodil. Se l'ex è stato quello spesso ammirato in bianconero, prova di ben altro spessore quella del francese che ha messo in imbarazzo la difesa bianconera. Solo le urla di Conte hanno dato la scossa, con Quagliarella e Pogba, insieme a Pirlo, i più bravi a capire l'andazzo e a cambiare la musica. A quel punto la Juve ha sbattuto su Mirante due volte, Pirlo e lo stesso attaccante, ma nella ripresa con un po' di fortuna i bianconeri hanno messo la partita sui giusti binari: determinante la deviazione di Biabiany sul quinto centro su punizione di Pirlo.

A quel punto la Juventus stava vincendo come vince solo una grande squadra: in pieno controllo di una partita sbloccata con un po' di fortuna, su un campo da sempre ostico e dopo aver sofferto a lungo. E invece qui è arrivata la conferma che la musica è cambiata. Perché ad esempio a Catania e Palermo, i bianconeri avevano portato in porto una vittoria dopo prestazioni simili.

Invece al Tardini si fanno riprendere complice un'ingenuità. Sulla quale Conte fa mea culpa: «Sono stato io a chiamare il velo a Vucinic». Infatti sulla finta del montenegrino a centrocampo, Paletta ha capito tutto e ha mandato in porta Sansone con un lancio perfetto. Che poi Caceres si sia fatto trovare impreparato racconta un'altra verità: pesano le assenze di Chiellini e Asamoah (senza dimenticare Marchisio e il Vucinic part-time). Perché da quando non ci sono loro, a sinistra la Juve deraglia. Prima del Parma ne aveva approfittato due volte la Sampdoria alla Befana. Contro i blucerchiati sul banco degli imputati era finito il “nuovo”, Peluso, ieri è toccato all'uruguaiano. E come vice dell'africano non convincono sia Padoin sia De Ceglie.

Insomma la coperta non sempre è all'altezza. Tra i mantra di Conte c'è «le partite si vincono anche con i cambi», stavolta non gli va bene. De Ceglie e Vucinic sono infatti i protagonisti dell'episodio incriminato, uno fa il passaggio e l'altro la finta fallita. Donadoni invece pesca ancora una volta bene dalla sua di panchina con Sansone. Così il Parma si conferma squadra rivelazione e l'unica imbattuta in casa.

Ora per la Juve è tutto da rifare. In due gare ha raggranellato un punticino e ha riportato sotto la Lazio, ma anche il Napoli (col meno 2 di scommessopoli in sospeso). Di fatto ha già esaurito il gruzzolo di otto punti che doveva venire utile per la ripresa della Champions. E sabato c'è l'Udinese che è tornata a volare.

Di fronte ci sarà Di Natale, chissà che la Juve non ritrovi il trucco che l'ha fatta bella fino al panettone.

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