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Sara si sfoga: "Infangata, non dopata"

La Errani: "Io sono pulita, pago una fatalità. Ma ho letto cose inaudite..."

Sara si sfoga: "Infangata, non dopata"

Il doping dei tortellini e il doping dei giornalisti. La conferenza stampa di Sara Errani diventa questo, perché per spiegare i motivi della squalifica di due mesi per aver assunto involontariamente una sostanza dopante, si ricorre ad un atto d'accusa da ribaltare contro «la vostra disinformazione». Ovvero la nostra. Premesso che su alcune cose scritte e lette in giro Sara ha ragione, dire «voi tutti» è come affermare che tutti i tennisti trovati positivi siano sicuramente dopati volontari: non è così, e ne è un esempio la Errani. La cui verità è diventata uno sfogo un po' fuori le righe, tra comunicati letti, parole di fuoco e qualche momento di forte commozione parlando della famiglia («sono orgogliosa di quello che siamo»). Col fratello, responsabile della sua comunicazione, che chiosa: «Avete scritto delle falsità su nostra madre che lotta da 12 anni in silenzio contro la sua malattia: vergognatevi». Non facendo parte il Giornale di questa categoria, possiamo allora dire che la rabbia di Sara a tratti è parsa giustificata. Con toni però non sempre giustificabili.

LA VICENDA

«Quando ad aprile mi hanno comunicato l'esito dei test, non ho pensato di fermarmi perché ero totalmente con la coscienza a posto. Abbiamo ricostruito il fatto, e quella dei tortellini contaminati dal farmaco che prende mia madre è la spiegazione più probabile. La sentenza parla chiaro».

LA CONDANNA

«Sono stata squalificata per assunzione accidentale di cibo contaminato contenente una sostanza non dopante. E mi fa rabbia che per un cavillo non abbiano accolto come prova il test del capello. La sanzione si giustifica perché tecnicamente la responsabilità del giocatore si estende a manager, medici e familiari».

LE FALSITÀ

«Ho letto cose inaudite. È stato citato l'anatrozolo che non c'entra nulla con il letrozolo: parlare di 15 casi al mondo, paragonarmi col caso del canoista Mornati, è divulgazione scorretta. Il letrozolo non è neppure dopante per le donne: è scritto nelle ricerche scientifiche e nella sentenza Itf. È dopante per gli uomini e usato nel body building. Prendersela con mia madre è inumano e triste. Avete giocato con la nostra vita». Qui scatta la lacrima.

L'ORGOGLIO

«Non ho nulla di cui scusarmi. Chi dice che è positivo per un integratore o per un ritardo nelle comunicazioni, usa scuse eleganti per coprire le sue colpe. Io non ho colpe: dormo tranquilla. La mia storia è allenamento e integratori sani, dal 2009 a oggi ho subito 83 controlli tutti negativi. E sono contro il doping e per le squalifiche a vita. Quando il doping è volontario e consapevole. E provato».

LA SOLIDARIETÀ

«L'ho ricevuta da alcuni colleghi: mi fa piacere, ora so su chi posso contare. Gli insulti sui social? La gente parla senza sapere, colpa di chi non fa informazione corretta».

RISULTATO

«Le tre verità sono: la positività è per contaminazione da cibo, non ci sono prove che ho violato le norme antidoping, non ci sono prove che il letrazolo sia doping. C'è scritto nella sentenza, non lo dico io».

Una sentenza che a questo punto è l'unica realtà a cui tutti si devono attenere: accertata e accettata da federazione internazionale e italiana (che ora si prendono la responsabilità in futuri casi simili). «Lo so che voi non avete certezze, ma io sì», chiude Sara. Ma in realtà una certezza c'è: per lei il difficile arriva ora. C'è da ricostruire, punti e credibilità.

E soprattutto empatia.

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