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Sarri a due facce nell'acquario. Ringrazia il "suo" Koulibaly

Il tecnico dietro una vetrata illuso dalla qualità della Juve poi ne scopre la vulnerabilità. Il regalo è dell'ex pupillo

Sarri a due facce nell'acquario. Ringrazia il "suo" Koulibaly

In attesa di scoprire gli effetti del sarrismo sulla pelle della Signora, si scopre che anche la Juve è contagiata dalla malattia del calcio moderno: la scomparsa totale di qualsiasi anticorpo difensivo. Maurizio Sarri se ne sta rintanato in isolamento sotto una campana di vetro, predisposta allo Stadium per accogliere il grande convalescente e farlo interagire in qualche modo nella sfida che doveva essere sua e che invece il destino regala al suo vice Martusciello. E sotto gli occhi del nuovo nume tutelare bianconero si sviluppa la partita più folle e imprevedibile che ci si potesse aspettare.

Tutti si arrovellano per capire se sia più efficace l'attacco muscolare della Juve o quello garibaldino del Napoli, ma alla fine ci sarà da interrogarsi a lungo se sia più vulnerabile la retroguardia ancelottiana che dopo due giornate ha già incassato 7 gol o quella bianconera che regala al Napoli un'incredibile rimonta da 3-0 a 3-3 prima di ritrovare la vittoria con un autogol di Koulibaly, l'uomo che due anni fa fece piangere lo Stadium e che invece questa volta fa piangere Napoli, dopo la più inattesa delle resurrezioni. L'uomo che in un modo o nell'altro, da una parte o dall'altra, riesce sempre a far felice Sarri. Anche suo malgrado.

Kalidou Koulibaly è l'uomo che diventa l'emblema di questa partita folle, in cui i difensori pensano a segnare (3 gol su 6) ma non a fare il loro lavoro. Una partita in cui anche il gigante che arriva dal Senegal comincia da padrone dell'area e finisce per essere travolto dalla grande malattia del calcio moderno. Da una parte una difesa, quella napoletana, che prende un gol da calcio d'angolo, ma battuto dall'attacco azzurro. Una difesa che si apre come il Mar Rosso, senza nemmeno un libero da lasciare alle spalle di tutti per salvare il salvabile. E dall'altra una difesa orfana di Chiellini che regala la più incredibile delle rimonte al Napoli.

È la partita degli scherzi del pallone che non segue le logiche dei tattici, ma quelle dei rimbalzi. Un pallone che può rimbalzare dovunque, anche sulla faccia di Bonucci e scatenare il contropiede più spietato. Un'azione quasi da intercetto rugbistico: palla che rimbalza imprevedibilmente e via, una corsa dall'altra parte del campo per andare in meta. Con un gol firmato da uno passato di lì quasi per caso. Uno che fino a 26 secondi prima si stava gustando la partita da fuori. Uno che probabilmente stava ancora cercando di capire dove fosse, visto che non aveva ancora debuttato nel campionato italiano. E invece tutto accade in un attimo: De Sciglio si ritrova alle prese con un improvviso problema muscolare e tocca a Danilo, il terzino brasiliano appena arrivato dal Manchester City. Uno che gioca con il numero 13, calamita il primo pallone sbattuto sulla faccia di Bonucci, lo dà a Douglas Costa, corre fianco a fianco al compagno in fuga per settanta metri, si fa ridare la palla e la schiaccia in meta, diventando lo straniero più veloce a segnare un gol in serie A.

Colpo di scena, colpo di genio, colpo di fortuna? Teorici e tattici ce lo spiegheranno. Sembra l'episodio che può segnare la partita. E invece succederà ancora di tutto. Sempre inseguendo il sarrismo e l'ancelottismo, i figli di Sacchi e il calcio dell'impossibile. I gol di Higuain e Di Lorenzo (altri due che non avrebbero nemmeno dovuto giocare), i pali, le traverse e tutto quanto fa spettacolo.

Ma non bel calcio.

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