Sport

Lo schifo vero: Raiola contro la Nazionale

di Franco Ordine

«Q uesta federazione fa schifo». Passi per l'ingiustificata stoccata a Gigi Buffon, colpevole d'aver sottratto il posto a Donnarumma per le prossime due amichevoli della Nazionale, passi ancora per le randellate sulla schiena inferte al ct Di Biagio, non ancora giunto al debutto sulla panchina azzurra, colpevole solo d'aver lasciato a casa Mario Balotelli e di aver ignorato il suo agente, passi infine per la lezione di organizzazione aziendale («ci vuole un ds nel club Italia») data a Costacurta ma l'espressione rozza e volgare conclusiva («questa federazione fa schifo») non può passare come l'ennesima uscita goliardica di Mino Raiola. È lui l'autore materiale dell'intemerata di ieri a Radio 24 ed è lui che dev'essere chiamato a rispondere dell'oltraggio più che alle persone coinvolte, all'istituzione della Nazionale italiana, già sfregiata dalla mancata qualificazione al prossimo mondiale. Raiola è un agente, che può sottoscrivere contratti depositati nelle Leghe e riconosciuti dalla federcalcio: come tale può essere sottoposto a giudizio disciplinare su intervento della procura federale e segnalato a Fifa e Uefa che hanno giurisdizione sulle figure degli agenti. Si può discutere sull'avversione che sa quasi di discriminazione a Balotelli, si può dissentire in modo anche polemico dalle strane spiegazioni di Di Biagio in materia (ci sono i senatori azzurri contrari al suo ritorno per via degli episodi in Brasile? ndr), ma il limite della critica è stato oltrepassato.

Più diplomatico, Raiola, chissà come mai, è apparso invece sul tema Donnarumma-Milan. Perché qui, invece di tirare fuori gli artigli, se l'è cavata con una battuta. «Mi auguro che il prossimo anno giochi Reina titolare nel Milan» la frase che tradisce la decisione di non volere urtare la sensibilità dell'assistito né provocare un altro scontro frontale con Mirabelli.

Nelle prossime ore dunque misureremo, sul terreno del rispetto delle regole e del bon ton istituzionale, la capacità del placido Fabbricini, commissario della federcalcio, di esercitare il suo delicato mestiere. Il segretario del Coni tra l'altro è già reduce da una secca sconfitta politica, la prima del suo fresco incarico: il vertice con Gabriele Gravina, presidente della Lega pro, si è chiuso con un rinvio tattico al 2019 dell'iniziativa di creare le seconde squadre, considerata una riforma fondamentale dai tecnici per migliorare il tasso tecnico del movimento e la cifra dei club che competono in Europa.

È questa, se ce ne fosse ancora bisogno, la dimostrazione plastica di come sia ridotto attualmente, il calcio italiano: ingovernabile, proprio come il Belpaese purtroppo.

Commenti