Sport

Uno scienziato del calcio mercato Fu vittima di un golpe sportivo

Vinse col Napoli, svettò col Toro, incantò con la Juve. Pagò per tutti

Uno scienziato del calcio mercato Fu vittima di un golpe sportivo

di Luca Beatrice

Lo chiamavamo The Intelligence, e avevamo ragione. Perché nel calcio degli anni '90, lontano parente di quello odierno dove a contare sono i procuratori e le società non riescono più a esercitare il potere di un tempo, Luciano Moggi è stato il numero uno. Adorato da noi juventini, tornati a vincere dopo un lungo digiuno grazie all'intuizione del dottor Umberto Agnelli che azzerò la vecchia dirigenza superata per chiamare un uomo che ovunque era stato aveva dimostrato di sapersela cavare al meglio, insieme al manager Antonio Giraudo nonostante fosse tifoso del Toro e alla bandiera bianconera Roberto Bettega. In un decennio, quella Juve della Triade, con Lippi e poi Capello in panchina, vinse tutto, in Italia, in Europa, nel mondo. Con un preciso diktat della proprietà: occhio al bilancio, che soldi non ce ne sono più.

Troppi dimenticano che Luciano Moggi, da ds, vinse lo scudetto a Napoli. Va bene, certo, il Napoli di Maradona, ma siamo sicuri che per battere il Milan degli olandesi fossero sufficienti le prodezze di un campione bizzoso e già in fase calante? Persino con il Torino, Lucianone riuscì a prendersi un secondo posto in campionato (per i granata pressoché un miracolo) e una finale di Coppa Uefa. Eppure, per i non juventini, Moggi ha rappresentato a lungo l'arroganza del potere, non il direttore sportivo più acuto, intelligente, visionario, del nostro calcio.

Capace di comprare a poco e rivendere a tanto, lo hanno spesso tirato per la giacchetta dalla doppia sponda milanese. Ma a lui piaceva lavorare a Torino, dove poteva permettersi di vendere Vialli e Ravanelli dopo la conquista della Champions nel 1996, senza che nessuno battesse ciglio. Di cedere Zidane al Real, che in maglia bianconera è stato un campione a 3/4, e con quei soldi comprare Buffon, Thuram e Nedved per aprire un altro ciclo vincente. Di liberarsi dopo un solo anno del piantagrane Bobo Vieri. Di seguire mr. Lippi nell'idea che Del Piero fosse meglio di Robi Baggio. Di strappare all'Ajax, l'ultimo giorno di mercato, il giovane Ibrahimovic, che solo una proprietà scellerata svendette all'Inter nei tragici tempi di Farsopoli.

Già, l'estate del 2006. Chissenefrega del mondiale, con la Juve mandata in serie B (con penalizzazione) senza che dai vertici di corso Galileo nessuno muovesse un dito. Un golpe giudiziario-calcistico di cui Luciano Moggi è stato la vittima principale, senza aver commesso nulla di così eclatante rispetto ai dirigenti di altre squadre. Anche dei cartonati prescritti, come si è saputo in seguito. Altri se la sono cavata con blande squalifiche, lui, il migliore, ha subito l'onta dell'allontanamento dal calcio. Un prezzo da regime totalitario, da epurazione.

Chi ha giocato a pallone sa che niente potrà cancellare il sudore e la fatica sul campo. Luciano Moggi ha costruito squadre vincenti grazie alla sua competenza, all'esperienza e, soprattutto, non temendo mai il rischio. Prova ne sia che i suoi principali difensori sono quelli che hanno lavorato con lui, atleti e tecnici in primis.

Senza dimenticarne l'ironia sorniona che hanno contribuito a farne un gran personaggio.

Buon compleanno, Big Luciano, con riconoscenza..

.

Commenti