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Scirea, trent'anni fa l'addio al libero gentiluomo

Ricorre domani il trentennale della morte di Scirea. Stile e correttezza al servizio dei compagni e una carriera intera senza mai essere espulso

Scirea, trent'anni fa l'addio al libero gentiluomo

Sono trascorsi trent'anni dalla morte di Gaetano Scirea, campione indimenticato dentro e fuori dal campo.

Era una domenica come tante altre, quella del 3 settembre del 1989, quando nello stupore generale Sandro Ciotti annunciò alla Domenica Sportiva la morte di Gaetano Scirea. Tutta l'Italia pianse per il campione gentiluomo, andato via a soli 36 anni, ammirato dai compagni e anche dagli avversari. Educato e corretto in campo: mai espulso o squalificato, nonostante facesse il difensore, "libero" come si chiamava allora con il termine coniato da Gianni Brera. Chiudeva i varchi in maniera magica, ma era bravissimo anche a far ripartire l'azione e ad andare in gol con la sua innata eleganza, ''un trequartista nella sua area di rigore'' come amava definirlo Mario Sconcerti.

Scirea era andato in Polonia a seguire il Gornik Zabrze da osservatore dell'amico Dino Zoff, l'allenatore di allora della Juventus. Il Gornik era l'avversario dei bianconeri in Coppa Uefa. Era la Juve di Tacconi, Schillaci, Zavarov, Tricella. La partita in Polonia si era giocata il sabato, la mattina era partito per Varsavia, da dove avrebbe preso l'aereo per Milano per poi rientrare a Torino. Sulla strada il viaggio fu interrotto da una tragica fatalità, uno scontro frontale con un camion causò l'esplosione della macchina. Morti lui e l'autista. La moglie Mariella, il figlio Riccardo e tutto il mondo del calcio lo attesero invano.

Tanti i ricordi delle imprese da calciatore, da libero della Juventus e della Nazionale di Enzo Bearzot, vittoriosa a Spagna '82 ma restano ancora più indelebili gli aneddoti, che raccontano Gaetano Scirea uomo. Durante un Fiorentina-Juventus i calciatori delle due squadre cominciarono a spintonarsi dopo un brutto scontro a centrocampo, Gaetano con sguardo fulminante disse loro: ''Vergognatevi, in tribuna ci sono le nostre mogli, i nostri figli e i tifosi che ci stanno guardando'': la rissa cessò all'istante. Insomma, come disse chi lo conosceva bene come Giovanni Trapattoni, Scirea era ''un leader, con indosso il saio''. Un campione ma soprattutto un uomo che manca tanto al calcio italiano.

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