Brasile 2014

Le scommesse di Prandelli che hanno confuso la regina

Balotelli solitario, Darmian, il centrocampo. E gli inglesi ammettono la loro inferiorità

Cesare Prandelli durante il match tra Italia e Fluminense
Cesare Prandelli durante il match tra Italia e Fluminense

nostro inviato a Rio de Janeiro
Lo sconsolato, anzi insofferente, commento degli inglesi («Sì Mario, sappiamo il risultato») certifica la vittoria a tutto campo e lo scorno davanti a quel “2-1” mostrato dalle dita di Balotelli alle telecamere. Li ha fatti arrabbiare due volte. Poi l'ammissione di inferiorità davanti alla «terrificante unità di centrocampo e la sua icona Pirlo» è un realistico alzar di mani. Non sembrano neppure inglesi. Fino a quella domanda «Perchè sempre loro?», che riecheggia una delle tante balotellate. Balotellati dalle prandellate, ecco il simbolo di una sconfitta e il senso di tante scommesse vinte.

Cesare Prandelli l'altra notte aveva una faccia da petto gonfio. Come uno che esca dal casinò a tasche piene e cuore appagato: rosso o nero, pari o dispari, numero pieno. Ci ha preso su tutto. Balotelli là davanti, nella solitudine del centravanti, era un rischio. Ma il nostro si è adeguato, non è stato perfetto però ha cavato una manciata di azioni che ne hanno fatto l'uomo del match non solo per noi, ma per il mondo. Balotelli è la Scommessa del ct, con Immobile in panchina e nessun altro attaccante al fianco. Per ora, rimessi a sedere tutti gli sponsor (anche a buon diritto) di Ciro e dei guaglioni. Il mondiale probabilmente si prolungherà e ci sarà tempo, già a cominciare dalla sfida con Costarica. L'afa (ma umidità sopportabile) di Manaus ha dimostrato che servono molte turnazioni.

Dunque vediamo perché il sor Cesare è uscito con l'aria tronfia, ma non fessa. Il ritornello se lo è giocato subito: «Piedi per terra, se non battiamo Costarica come avessimo fatto nulla». Basterebbe anche un pari per mettersi comodi. Un successo lancerebbe verso il primo posto. Ci sono le basi per arrivarci. Ma intanto vediamo le scommesse vinte. Dopo Balo, ecco quel Darmian ragazzino made in Toro, e sangue originario milanista, che ha scavallato sulla fascia con tanto di personalità. Prandelli lo ha pescato fuori all'ultima scrematura, un colpo di genio attivato dalla necessità. Con quel che passa lo scarso convento nostro. L'anno Toro è stato un manna, la maglia azzurra lo ha lanciato come una stella. E gli inglesi a chiedersi: «Ma questo chi è?». Mourinho ha risposto per tutti: «Partita fantastica, una sorpresa». Nelle amichevoli si era intuita la marcia in più, a Manaus il nostro quasi mai l'ha tolta. Nato stopper, ha puntellato anche la zona debole di Italia nostra. Ecco, il ct una scommessa l'ha persa: vedi Paletta e senti i brividi. In compenso che dire di Candreva e del centrocampo dei palleggiatori? L'uomo del “fila e tira” ha sintetizzato personalità, prepotenza fisica e qualità tecnica. Poteva essere il punto debole, Insigne in panchina il rimedio pronto. Ha scaricato colpi come una mitragliatrice, reso preoccupante il nostro attacco fin a cavare il cross da pennello raffinato per la testata di Balotelli.

Poi come dicono gli inglesi? «Terrificante unità di centrocampo», la novità tattica di Prandelli. Tanta tecnica al servizio di un movimento lento, ma sempre in grado di dominare le mosse avversarie. Riecheggia il gioco del Brasile old style, con quel De Rossi davanti alla difesa. Tutti, con abbagliante fantasia, parlano di tiki taka che, invece, ha mosse più veloci, più ravvicinate e aggressive. Quella italiana era melina a tirar il fiato e trovare lo spazio libero. Gli inglesi ci sono cascati, non sempre andrà così bene. Infine la scommessa imprevista: Salvatore Sirigu per necessità al posto di Buffon. E' stato muro e conforto agli sbandamenti difensivi, un'altra garanzia di successo. L'esperienza al Paris Saint Germain comincia a fruttare. Magari leggere Albert Camus, il suo prediletto portiere, gli ha fatto bene: per una volta più parate e meno filosofia.

E la slot machine di Prandelli ha cominciato a far tintinnare speranze.

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