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Se il campione perde la testa

di Tony Damascelli

U n tiro libero da tre, alla mano. La sua, direi un po' da scemo. Un destro idiota, un cazzotto allo sconosciuto Kok, così Gallinari Danilo ha firmato la sua carriera, uscendo dal campo, non certo dalla storia del basket. Quando saltano i fusibili significa che il limite è stato superato, la famosa trance agonistica è un libera tutto, la tensione si scarica in uno sputo codardo e miserabile all'avversario, la maglia azzurra non conta, anzi viene macchiata e chissenefrega. Totti scarica saliva sul danese Poulsen e trova anche illustri difensori in federcalcio, da Carraro in giù; fu un pugno clandestino a spaccare il naso di Luis Enrique nel mondiale Usa '94, il pugile si chiama Mauro Tassotti. Perché dimenticare la rissa vergognosa, battezzata la battaglia di Santiago, mondiale cileno del '62, quando Ferrini e Mario David vennero espulsi, a seguito dei calci e pugni con Leonel Sanchez, ala cilena figlio di un pugile. Agitò il pugno, senza tuttavia colpire l'avversario che crollò a terra, il friulano Ezio Pascutti a Mosca nell'83, in una partita delle qualificazioni all'europeo. Il compagno Dubinski non soltanto minacciò l'ala azzurra ma lo falciò platealmente e, allora, Pascutti reagì mimando il gesto del cazzotto. Dubinski cadde come corpo morto e il nostro venne espulso. Finale con ritorno al basket: europeo dell'83 in Francia, Italia-Jugoslavia, tumulto furibondo dopo che Villalta fu preso a pedate da Kikanovic, il nostro cittì, Gamba, scattò come Mennea rincorrendo il vigliacco, poi Meneghin venne colpito alle spalle da Grbovic che, per completare l'atmosfera da saloon, estrasse, dalla sacca del massaggiatore, un paio di forbici, pronto all'aggressione violenta. Trattasi di sport, ovviamente, dove tutto finisce lì. Così continuano a dire.

Infatti Gallinari lì ha finito, con il metacarpo della mano destra fratturato.

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