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Se la discriminazione è al contrario Dal 2006 stranieri raddoppiati in A

E nonostante il flop azzurro aumentano ancora: le big hanno preso 23 non italiani e solo cinque "locali"

Pogba, match-winner di oggi
Pogba, match-winner di oggi

«Uscita censurabile sugli extracomunitari, ma i troppi stranieri fanno male all'Italia e al suo calcio». Le parole del neo tecnico del Cagliari Zdenek Zeman sul caso Tavecchio spiegano bene la situazione. L'allenatore boemo, al quale dobbiamo il salto di qualità dei vari Immobile, Insigne, Verratti, Florenzi, ha tentato di far ancora una volta luce sul problema. Carlo Tavecchio resta indifendibile per l'ormai arcinota frase sulle banane, ma il problema "stranieri" attanaglia anche in questa sessione di mercato il nostro calcio. E tra l'altro, è curioso notare che il suo unico rivale, Demetrio Albertini, aveva già posto la questione nel luglio 2010, ben quattro anni fa: «In serie A, in serie B, in Lega Pro e addirittura nel campionato Primavera ci sono molti giocatori stranieri: sono un tappo per la crescita dei nostri giovani», aveva analizzato l'allora vice-presidente della Figc. Cosa è cambiato da quel momento ad oggi? Assolutamente nulla.

IN OTTO ANNI QUASI RADDOPPIATI

Dal 2006 ad oggi i calciatori extracomunitari che giocano in Serie A sono quasi raddoppiati. Erano il 29,3% sette anni fa, rischiano di avvicinarsi al 60% al via della prossima stagione. Numeri impressionanti, che certificano l'incapacità dei nostri club nel comprendere il problema. «Gli italiani costano troppo» si è solito dire, ma la continua importazione di stranieri, e lo confermano i risultati sportivi, non fa bene né alla Nazionale né alle nostre società. E senza richiamare in causa gli "Opti Poba" citati erroneamente da Tavecchio, siamo certi che tutti meritino un'occasione nel nostro massimo campionato?

LE "BIG" CATTIVO ESEMPIO

Secondo i nostri top club sembrerebbe di sì. Visto che sono proprio Roma, Juventus, Inter, Fiorentina e Lazio a guidare l'importazione estera. Anche in questo mercato, infatti, sono arrivati i Keita, i Tatarasanu, i Brillante, solo per citarne alcuni. Certo, poi il movimento degli stranieri prosegue incessante anche all'interno dei nostri confini, come testimoniano i cambi di maglia dei vari Pereyra, Thereau, Dodò, Basta. E se Hellas Verona e Udinese sono le squadre che hanno acquistato più extracomunitari (rispettivamente 8 e 5), il Cagliari di Zeman è l'unico club ad andare controcorrente. Un caso? Difficile capirlo, ma se a fine stagione Cragno, Longo, Capello, Crisetig non saranno più giovani semisconosciuti lo dovremo ancora una volta all'ex tecnico di Roma e Pescara.

QUEI GIOVANI STRAPAGATI

Anche le grandi del nostro calcio hanno puntato su giovani di indubbio talento, spendendo però cifre molto alte e non guardandone la nazionalità. Iturbe è costato alla Roma più dei 24,5 milioni di euro ufficializzati dal club, ma a fine anno Sabatini potrebbe essere premiato per l'ennesimo investimento capolavoro. La Juventus, invece, ha puntato 20 milioni sullo spagnolo Morata, che al primo giorno di allenamenti si è lesionato i collaterali.

Forse, ascoltando anche i proclami di Albertini o Tavecchio, era meglio scommettere su Zaza, Berardi o Gabbiadini che, oltre ad essere italiani, avevano già dimostrato di poter stupire nella nostra Serie A.

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