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Se nemmeno gli americani vogliono cambiare questa F1

I nuovi proprietari per ora parlano solo di soldi, social e realtà virtuale. Briatore: «Torni sport per gladiatori»

Se nemmeno gli americani vogliono cambiare questa F1

Sette piloti diversi sul gradino più alto del podio. Quattro marche differenti in trionfo. Gare incerte fino all'ultimo. Sorpassi, spettacolo, adrenalina, incertezza. Non è la Formula uno di oggi. E probabilmente, nonostante le molte attese, non sarà neppure la Formula uno targata America di domani. È invece il motomondiale. Il motomondo abitato da Valentino Rossi e i suoi fratelli dell'impennata e della staccata. Quello a cui la F1 dovrebbe guardare e invece si ostina a snobbare. Coincidenza vuole che l'ufficializzazione della vendita del Circus delle quattro ruote al magnate a stelle e strisce John Malone, patron di Liberty Global e Media, per cui la galassia Discovery ed Eurosport, sia arrivata alla vigilia del Gran premio di San Marino, tredicesimo appuntamento stagionale Motogp. Dunque, naturale e impietoso il confronto fra i due sport motoristici più importanti del mondo: quello a quattro ruote in crisi di audience e show, e quello a due tutto adrenalina. Tema annoso. A tutti coloro che gli facevano notare come nelle gare di moto i sorpassi fioccassero e in F1 no, Michael Schumacher era infatti solito rispondere «ingiusto fare paragoni, sarebbe come confrontare il basket con il calcio, tanti canestri contro pochi gol, sono due sport diversi...».

Aveva ragione. Non ne avrebbe più. Soprattutto dopo le prime anticipazioni rese note dai nuovi proprietari della F1. Perché a questo punto la sensazione è che il Circus si ostini a non voler migliorare i propri Gp. Sulla carta e secondo anticipazioni e tradizione degli sport made in Usa, i nuovi proprietari avrebbero dovuto subito lasciar intendere futuri e graduali cambiamenti in uno sport cristallizzato e mezzo ucciso da regole complicate e show artificiosi. Invece le prime anticipazioni sui futuri piani d'intervento sembrano ripercorrere in pieno il solco già tracciato da Ecclestone. «La nostra esperienza nei media, nell'intrattenimento, negli eventi live si rivelerà un valore aggiunto per un business già ora di grandissimo successo...» ha detto il presidente di Liberty Media, Greg Maffei. E «vogliamo migliorare la distribuzione dei contenuti...» ha spiegato il nuovo numero uno della F1, Chase Carey, 62 anni, vice patron di 21th Century Fox, l'uomo che nel '94 lanciò Fox sports e ora scelto da Liberty Media per gestire il Circus. «Il digitale rappresenta ancora una minima parte delle entrate, lo espanderemo... metteremo mano ai calendari, lavoreremo su partnership commerciali e sponsorizzazioni... e immaginate la realtà virtuale applicata alla F1, per esempio offrire l'esperienza di essere alla guida...». Sì, però, e le gare noiose? E i big team sempre più big e i piccoli sempre più piccoli e in crisi? Unica apertura, al momento, una non meglio precisata proposta di far partecipare le squadre all'azionariato del Circus. Fra l'altro, non nuova.

Per cui idee e progetti sul fronte della confezione non del contenuto. Questo mentre i grandi ex di questo sport accolgono con favore e curiosità il cambio al vertice del Circus ma intanto sottolineano l'importanza di rendere i Gp più semplici da capire. Per cui Flavio Briatore dice «a Bernie va eretto un monumento per come ha fatto crescere la F1 sotto la sua gestione però è evidente che qualcosa da cambiare ci sia. I Gp sono sempre meno divertenti, la F1 deve tornare ad essere lo sport dei gladiatori, la tecnologia non deve prevalere sul talento dei piloti. La strategia non deve essere eccessiva, si devono tornare a vedere i duelli fra piloti, i sorpassi non si fanno ai box ma in pista e su questo che si dovrà lavorare nei prossimi anni». E Gian Carlo Minardi aggiunge «ormai siamo al paradosso che i sorpassi si fanno in modo artificiale con le ali mobili e i sorpassi veri dei piloti vengono puniti dai giudici. E poi bisogna rendere le gare più comprensibili, anche con le gomme c'è confusione».

Ma chi sono i nuovi padroni del Circus? L'accordo concluso a Londra nella tarda serata di mercoledì ha sancito il passaggio dal fondo CVC alla Liberty media di Malone del 18,7% delle azioni (che salirà alla maggioranza del 35,5% entro il primo quadrimestre del 2017). Un'operazione da 8 miliardi di dollari che vedrà Ecclestone affiancato per due-tre anni al neo presidente Carey nel ruolo di Ad in parte commissariato e in parte traghettatore del Circus verso una nuova Era.

Il problema è però che questa nuova Era sembra già quella vecchia.

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