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Seb talento e fortuna ma poco carisma «La gara della vita»

Campione del mondo. Terza volta di fila. Un po' di assuefazione al suo nome. Sebastian Vettel. Sempre lui. Vettel, Vettel, Vettel. Gara di ieri a parte, forse c'è un po' di noia, forse qualcosa di simile, forse perché lui è forte forte però gli manca carisma. Non è colpa sua, quello si ha o non si sa. Ma quanto a talento ne ha davvero in dosi industriali. Ieri, in più, ha dimostrato nervi d'acciaio. Zeppo di adrenalina dirà: «Gara incredibile, la più difficile della mia vita, la Ferrari le ha provate tutte per renderci la vita dura». E sincero: «Nell'incidente dopo il via sono stato fortunato che nessun altro mi abbia colpito e che l'ala anteriore abbia retto...». Quindi sibillino, rivolto probabilmente alla Rossa e alle sue strategie, al gioco di squadra, aggiungerà: «C'è chi ha fatto trucchi sporchi, oltre il limite...». Forse dimenticando delle furberie tecniche del suo team, della grazia ricevuta sabato sera ad Abu Dhabi quando andava squalificato per poca benza. Due parole anche per Alonso: «Qualcuno alla vigilia ha provato a mettermi pressione parlando di problemi quando piove, ed ecco la risposta...».

Comunque sia, la Germania gioisce. Questa Germania che non è solo spread, ma anche prima Schumi e ora Vettel. Schumi 91 trionfi e sette titoli mondiali, Vettel di nuovo campione del mondo a 25 anni, 5 vittorie quest'anno, 26 successi in carriera. Carriera fin qui breve la sua. Carriera veloce come il mestiere del correre e accelerare. Debutto nel 2007 per Seb. Primo gradino alto del podio nel 2008, su Toro Rosso, Monza, pioveva, tutti i big a far calcoli e lui solo a scommettere e rischiare e vincere. Carriera da predestinato. Prima i go-kart fatti in casa e papà che mette birilli un po' ovunque e costringe lui, quattro anni, e le sorelle maggiori, Stefanie e Melanie, a far gare, «perché ci divertivamo un sacco» dirà il genitore, «ma noi ci divertiamo meno» sbotteranno tempo dopo le due ragazze. Colpa di Seppi, questo il soprannome in famiglia del piccolo Sebastian, che «non ci fa mai passare…» sarà la spiegazione. Poi il kart diventa cosa seria e Seb campione europeo jr., anno 2001, poi la Formula Bmw, campione di nuovo, poi la Red Bull nel senso di sponsor e programma giovani che lo accompagna nelle serie minori, poi la F3 Euroseries, vicecampione. Quindi ecco l'agosto 2006, Istanbul, il venerdì di prova per i giovani e quella Bmw Sauber e quei sette decimi rifilati a Schumi su Ferrari. Schumi suo idolo, Schumi mito germanico. Baby Schumi aveva 19 anni appena compiuti e come premio si prese una multa per eccesso di velocità nei box. Carriera veloce. Giugno 2007, Seb è pilota di riserva della Toro Rosso, Robert Kubica quasi si ammazza in Canada la settimana prima e la Bmw chiede Vettel in prestito. Debutto a Indy, America, in the middle of nowhere, in mezzo al niente si dice da quelle parti, ma è un niente che significa tutto per questo tedeschino che va subito a punti, ottavo, il più giovane di sempre a riuscirci: 19 anni, 11 mesi e 14 giorni. E ora il tris di fila nel giorno del Gp numero 101, dopo essere stato vice campione nel 2009, dopo l'infilata di mondiali iniziata nel 2010 con la Rossa suicida ad Abu Dhabi e proseguita fini qui.

Germania gravida di figli sportivi. Germania che non è solo spread, ma era Schumi che ieri ha risalutato tutti ed è sempre più Vettel, per nulla recessiva anche in F1. Germania che è come se l'Italia che ha avuto Alberto Tomba nello sci ne avesse sfornato un altro tale e quale e magari persino più bravo un attimo dopo. Qualcuno potrebbe dire che ce ne vuole ancora perché Seb diventi come l'ex kaiser delle piste, ma sarebbe un qualcuno poco informato. Vincere il terzo titolo di fila è cosa da pochi. Per dire: il primo a riuscirci fu tale Juan Manuel Fangio. Il secondo fu tale Michael Schumacher che esagerò allungando la striscia fino a 7. Aveva 35 anni quando terminò l'impresa. Dieci in più di Seb.

Vedete voi.

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