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Seedorf piega anche l'Inter ma non basterà a salvarsi

Balotelli ispira il gol di De Jong. Milan ancora in corsa per l'Europa. Fra i nerazzurri solo Palacio ci prova. E adesso Mazzarri rischia

Seedorf piega anche l'Inter ma non basterà a salvarsi

Il derby è tornato nella disponibilità del Milan, dopo una vita e una rincorsa non proprio esaltante. La firma è di un olandese dalla lingua sciolta e dal coraggio di un gladiatore, Nigel De Jong, non a caso uno dei più continui e apprezzati anche dal pubblico amico. L'Inter l'ha perso perché mai ha cercato di vincerlo né di dominarlo, tentando solo nel finale un disperato recupero, parso più velleitario che convinto, nonostante la presenza di forze fresche dalla panchina e di qualche esponente del triplete (Milito). È la medaglia al petto che Seedorf può mettersi prima di farsi da parte. Che l'abbia vinto chiudendo la sfida con lo schieramento disegnato ad Arcore (Balotelli con Pazzini, Abate e De Sciglio terzini, tre mediani) è un dettaglio da non trascurare. Balotelli è stato l'ispiratore, De Jong l'eversore. Nell'Inter solo Palacio si è battuto con qualche risultato lodevole. A causa dei successi di Torino e Parma, è probabile, molto probabile che la vittoria di ieri non consenta ai rossoneri di qualificarsi per l'Europa league. Ma questo è un altro dibattito. È invece più attuale la considerazione della cifra tecnica di questa squadra: non è così male, non è da buttare via. L'Inter si è cacciata nei guai da sola. Mazzarri è in un vicolo cieco: deve saltare i prossimi due ostacoli per evitare una clamorosa débâcle. Un derby può cambiare la vita, insomma.

San Siro è pieno di veleni per i poliziotti e di sostegno per Federico, il tifoso napoletano ferito sabato sera a Roma da una pistolettata. La guerra non dichiarata tra ultrà e forze dell'ordine sembra tornata indietro nella stagione più limacciosa. Non c'è un clima di festa e questo è un segnale deprimente che aggiunto alla partenza del derby, per niente attraente, desta subito una impressione avvilente. L'invasore solitario della ripresa forse è un tributo discutibile alla moda inglese. L'Inter parte meglio ma arriva peggio allo sbocco della prima frazione. Merito di Jonathan di fatto una spina nel fianco dei milanisti, incapaci di trovare contromisure adatte: deve sacrificarsi Montolivo ballando tra lui e Hernanes mentre Constant viene risucchiato da Palacio. Il frutto spuntato dall'albero di Mazzarri è però modesto, molto modesto: Nagatomo che va via a De Sciglio con successivo cross a pelo d'erba frenato dai guantoni di Abbiati. Più incisivo il Milan appena, a metà frazione, può trovare qualche spazio a dispetto della discutibile posizione di Taarabt (centrale e dirimpettaio di Cambiasso): proprio il marocchino disegna la prima traiettoria che smarca a destra De Sciglio capace solo di sbattere contro l'esterno rete. Più efficace il lancio di De Jong, il più utile e tosto della compagnia, per Kakà trasformato dal brasiliano in un destro di pieno collo che fa tremare per qualche secondo la traversa di Handanovic.

Tira sempre lui, Ricardino, perché Balotelli si defila spesso lasciando vacante il presidio centrale. Ma il piedino di Mario è quello giusto per calciare punizioni di ogni tipo: non gliene riescono nella prima parte eppure quando più tardi sceglie di piazzare la palla nel mucchio centrale trova la testa di De Jong pronto a infilzare la difesa interista rimasta tutta attratta da Rami e Mexes, specialisti nei duelli in quota. Liberato dall'incombenza tattica, Balotelli può via via riprendersi la scena: prima con una veronica poi col gol dal limite, giustamente cancellato per il fuorigioco di Pazzini (alzando il piede dimostra di partecipare all'azione). Qui l'Inter è uscita dal guscio finalmente e Palacio, il solito Palacio, si è procurato la palletta giusta per rammendare immediatamente lo sbrego: la disperata scivolata dell'eroico De Jong gli ha impedito di confermare la sua fama di ammazza-diavolo. Mazzarri a quel punto le ha provate tutte: prima Guarin, poi Alvarez, quindi Milito, il meglio delle provviste conservate in panchina. Senza riuscire a schiodare una sola occasione da gol.

Da oggi, è garantito, riprenderanno i dubbi sul tecnico toscano e sul suo futuro.

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