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Serie A, 2013-2018 è record plusvalenze: 2,7 miliardi di euro

Serie A, è stato un boom di plusvalenza tre il 2013-14 e il 2017-18 con 2,7 miliardi di euro, come la Premier League ma con un giro d'affari di molto inferiore. Le regine sono Juventus e Roma

Serie A, 2013-2018 è record plusvalenze: 2,7 miliardi di euro

La Serie A è finalmente tornata ad essere competitiva con l'ingaggio da parte dei club di alcuni calciatori dal forte appeal internazionale come Romelu Lukaku, Aaron Ramsey, Adrien Rabiot, Franck Ribery e tanti altri che renderanno di sicuro più interessante il campionato 2019-2020 già partito con il botto per quanto riguarda lo spettacolo e le polemiche arbitrali. La Serie A sta tornando ad alti livelli anche dal punto di vista economico con la Gazzetta dello Sport che ha condotto un'attenta analisi dalla quale si evince come i club italiani siano quelli ad usare maggiormente le plusvalenze per far quadrare i conti in bilancio. La rosea ha preso come campione di riferimento il quinquennio tra il 2013-14 e il 2017-18 dove le società di Serie A hanno accumulato quasi 2,7 miliardi di euro, per l'esattezza 2.673 milioni di euro di plusvalenze da cessione giocatori. Solo la Premier League tiene i ritmi della Sreie A con un dato analogo 2.686 milioni ma con un giro d’affari quasi triplo rispetto alla Serie A, Terzo posto per la Bundesliga con 2.161 milioni, quata la Liga con 1.815 milioni di euro.

La Figc nel 2015 ha abolito le comproprietà ed ha imposto una ristrizione: le plusvalenze o le minusvalenze potranno essere registrate soltanto al momento dell’esercizio o della rinuncia del diritto al riacquisto, possibili solo nel primo giorno della sessione di mercato estiva della seconda stagione successiva alla cessione definitiva. Nel periodo analizzato si evince come i due club di Serie A che abbiano incassato di più dalle plusvalenze siano la Roma di Pallotta e la Juventus di Agnelli con rispettivamente 331 milioni di euro e 327. Per esigenze relative al bilancio, in chiusura il 30 giugno, il club che è ricorso maggiormente a questa tecnica è stata l'Inter disturbata anche dal fair play finanziario imposto dall'Uefa. I nerazzurri, infatti, hanno spesso ceduto calciatori provenienti dal settore giovanli per raggiungere la fatidica somma.

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