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Serve un gol alla scaramanzia. Festa d'addio per Tevez e Pirlo

Tra cabala e stelle a fine carriera. Juve sempre ko quando partiva favorita, ma questa finale nessuno l'aveva nemmeno sognata

Serve un gol alla scaramanzia. Festa d'addio per Tevez e Pirlo

Berlino - Meglio non parlare del passato. La Juventus europea non può vivere di ricordi, se lo fa, passerà una notte di ansia e incubi. Cito a memoria Amburgo, Ajax, Real Madrid, Borussia, Milan, arrivare in vista dell'isola del tesoro e poi naufragare. Eppure due titoli mondiali per club e quella coppa del mondo vinta a Madrid da Bearzot e a Berlino da Lippi con il contributo della maggioranza bianconera, dovrebbero sollecitare progetti e notti allegre. Si va di scaramanzia, tra magliette che riportano il triplete e potrebbero finire al macero o nei siti beffardi dei rivali. La Juventus di coppa gioca contro se stessa, dunque, contro una tradizione non felicissima ma sa anche che una eventuale vittoria la lancerebbe definitivamente in orbita mondiale, dopo quattro scudetti consecutivi che fanno già storia nazionale.

Orbita che riguarda la sua dimensione e la sua situazione contabile perché questo sarebbe un messaggio forte del calcio italiano reduce da mille vicende poco edificanti e con le casse dei club in affanno. Non è che la Juventus navighi nell'oro, il bilancio economico mostra ancora cifre pesanti, la stagione di successi porta a riequilibrare le sofferenze, non tutte, con alcuni pensieri cattivi e una buona notizia. Parto da quest'ultima: Paul Pogba non partirà a meno di clamorosi colpi di scena che significa una monte di milioni. La faccia rotonda di Raiola, presente a Berlino, potrebbe far pensare al peggio ma il francese sa che il 2016 sarà l'anno del campionato europeo nel suo paese di origine e dunque prima di chiudere la valigia italiana attenderà giorni ancora più gloriosi.

Cosa che invece non riguarda Carlos Tevez e Andrea Pirlo. Il primo ha fatto intendere di avere concluso l'avventura continentale, vuole tornare in Argentina, ha dato tutto e di più. Il secondo è agli ultimi fuochi. Non si è ripreso del tutto dall'infortunio e l'America lo titilla oltre misura. Juventus al giro di svolta, dunque, con la prospettiva di poter perdere tra un anno anche Morata secondo clausola contrattuale con il Real Madrid. E tutto questo conferma che l'Italia, rispetto a trenta anni fa, non è più l'isola dei famosi, l'approdo da tutti cercato e sognato. Anzi, da qui se la svignano, tutti o quasi, restano attaccati alle gonne di mammà i campioni nostrani che provavo ad allungare il contratto in eterno.

Comunque la Juventus va a celebrare una notte che non aveva sognato e immaginato, dopo la partenza di Conte e i dubbi su Allegri. Agnelli e Marotta hanno tirato le redini ai cavalli di una carrozza che poteva ribaltarsi ma il bello arriverà da stanotte, da Berlino, terra di conquista azzurra e di speranza bianconera. Ieri l'Uefa ha riservato onori a tutti i club che questa coppa hanno vinto e scritto in sessanta anni di storia. Stasera non resta che attaccarsi alla superstizione e all'imprevedibilità del football. Quando la Juventus sembrava favorita finì battuta e umiliata, quando sembrava spacciata riuscì a smentire se stessa e i pronostici. Non c'è mai fine alla speranza.

Però, non ditelo a Messi.

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