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Serve più la testa della corsa

Serve più la testa della corsa

di Franco Ordine

N ei panni di Conte e dei suoi guerrieri azzurri andavano eliminati, d'autorità, dal bla bla della vigilia, un aggettivo e un sostantivo. Per capirci al volo: (partita) perfetta e impresa. Già, perché per eliminare questa Spagna che non ha le credenziali presentate a Kiev nella finalissima del 2012 e nemmeno lo stato di grazia del mondiale 2010, ci sarà un bisogno disperato della più attenta e matura Italia del recente biennio e non di una prova memorabile. È fatica inutile pensare di competere con il palleggio degli spagnoli, con le serpentine di Iniesta e i loro triangoli fitti e ripetuti: significherebbe infilarsi in un labirinto senza trovare la via d'uscita. Non solo. Immaginare di correre dietro la Spagna, inseguirla in ogni giocata, comporterebbe soltanto il rischio di perdere energie vitali e lucidità dopo mezz'ora. E invece, come già accaduto qualche volta, per esempio quando il Milan di Allegri mise sotto il Barcellona a San Siro (2 a 0), è il caso di attenderli al varco, chiudendo le linee di passaggio, per tentare il blitz, rubacchiando palla e rilanciando l'attacco azzurro. Per sintesi giornalistica e calcistica, in questi casi, conta più la testa, l'occhio esperto, che la corsa a caccia del pallone, metodo col quale gli spagnoli sono soliti far perdere la bussola ai rivali. La Croazia si è lasciata incantare al primo triangolo per poi guadagnare il governo del gioco e capovolgere con Perisic, nel finale, il risultato della loro sfida.

Sono due le debolezze dichiarate dell'Italia parigina di questa sera: il carico di cartellini gialli e la mancanza (complice l'infortunio di Candreva) di cifra tecnica sui due binari dove si potrà opporre corsa e tanta buona volontà, magari anche un pizzico di sana follia (Florenzi). La prima si combatte ancora una volta con la testa, senza farsi condizionare dalle conseguenze di un secondo giallo che vorrebbe dire squalifica al prossimo turno. Sulla seconda invece s'interviene con scelte relative. Conte ha in testa il solito schema: non avendo artisti a disposizione, meglio puntare sui combattenti del pallone.

Ma forse, come si è intuito dai 20 minuti contro l'Irlanda, il talento di Lorenzo Insigne può tornare utile visto che Candreva e la sua abilità balistica sono fuorigioco, che Bernandeschi si è mostrato immaturo e che Eder, a parte lo spunto nel finale della sfida con la Svezia, ha più contribuito rinculando e rincorrendo che tirato in porta altrui.

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