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Il Settebello si arrende alla legge del più forte

Nell'ultimo giorno ben 5 medaglie per gli azzurri. Pesa l'argento del Settebello, resta l'amaro per quello di Cammarelle. E l'Italvolley si rialza: "Siamo l'immagine del Paese"

Il Settebello si arrende alla legge del più forte

Prendiamo quest'argento e portiamocelo a casa. Secondi perché c'è qualcuno più forte di noi. Nella piscina della pallanuoto non c'è un giudice che ci accoltella. C'è Radtko Rudic che ci batte. Uno che vince quattro Olimpiadi con tre nazionali diverse. Uno che porta alla Croazia un oro da celebrare. Uno che non ha mai perso una finale. Che vuoi di più? L'Italia è seconda, affondata per un giorno, ma grande per il resto dell'Olimpiade. Non puoi dispiacerti se perdi con i migliori. Il Settebello è stato sconfitto dall'unica squadra superiore. Superati nonostante l'illusione di un due a zero iniziale che ci aveva ingolositi. Non si può arrabbiare Alessandro Campagna: vent'anni dopo la vittoria di Barcellona con Radic allenatore prende il massimo che poteva prendere. Se l'è giocata, ha perso. Sì, l'arbitro. Sì, una conduzione troppo permissiva. Però non è questo, lo sa. Lo dice, pure: «La Croazia ha meritato». Allora bravi loro. E bravi noi. È un peccato. Qui non è come nel calcio, dove il giorno dopo c'è sempre un processo che ti aspetta. Qui non si rimettono le bandiere negli armadi: sconfitti, non delusi. Non infelici. Dopo la finale dell'Europeo di Polonia e Ucraina ci furono le domande e le certezze: ci chiedevano se fosse stata colpa nostra o se fosse stato merito degli spagnoli. Ognuno con la sua risposta: ovvio, scontato, banale. È il rito del post, nel quale ciascuno di noi ha la spiegazione. Tutti pieni di «avremmo dovuto», gonfi di «Prandelli ha sbagliato». L'Olimpiade scaccia il rito del commissario tecnico universale.

La pallanuoto ci dà quest'argento e ce lo teniamo, appunto. Al diavolo i criticoni, se ci saranno. Se. Potremo dire che il Settebello ha avuto paura, che non è stato cinico, che non ha approfittato dell'inizio migliore di quello degli avversari. Potremo dire qualunque cosa, va bene. Ma sapete che c'è? Fa niente, perché la verità, l'unica verità, è che la Croazia è più forte di noi. L'Italia ha dato, l'Italia ha preso. Questo non è un argento come altri: questo vale di più, perché è difficile. Perché battere l'Ungheria e la Serbia è complicato, perché una squadra che nasce dalle macerie di un'altra come questa e che si prende un titolo mondiale e un secondo posto alle Olimpiadi merita solo rispetto. Vale la pena ripeterlo: argento olimpico. Non è poco. D'altronde non era qui per vincere a ogni costo, il Settebello. Sapevamo che la Croazia era più forte. Forse anche la Serbia e forse anche l'Ungheria. Non era la squadra di vent'anni fa, la nostra. Era un'idea. Campagna l'ha modellata, gli ha dato un carattere che non aveva. L'ha detto lui, ieri: «Io e il mio staff abbiamo lavorato tanto per tirare fuori la grinta che serviva a questi ragazzi». È uscita. L'abbiamo vista. Qualcuno dirà che ieri in acqua l'Italia sembrava sentirsi un po' il cotechino alla cena di Capodanno. Diranno che non ce l'abbiamo fatta più per colpa nostra che per meriti degli altri, che ci siamo arrovellati nella negatività, nel pensiero sempre un po' beffardo della vittoria che può arrivare e che invece non arriva mai.

È la banalità del post sconfitta. Il rito dei Tafazzi, sempre pronti a darsi addosso prima che ad ammettere la superiorità degli altri. Dai, ragazzi. Sono più forti. Sono più bravi. Nella partita del girone la Croazia ci ha massacrati: 11-6 e noi negli spogliatoi a testa bassa a dirci quanto fossero forti loro. Ieri se lo sono dovuti prendere l'oro: per due quarti l'Italia è stata lì, col punteggio, con la testa, con il corpo, con le braccia. Poi no. Poi è venuta fuori soltanto la banale realtà: la Croazia è meglio di noi. Questo ci consola a metà, ovvio. È un'Olimpiade dolce. È un'Olimpiade amara. Se arrivi all'ultimo giro di pista convinto di potercela fare, carico a pallettoni, speranzoso di prenderti quell'oro, fai fatica ad accettare la sconfitta. Ti senti migliore di quello che sei e non vuoi vedere l'avversario che ti passa. Lui va avanti, tu non lo prendi. Va bene la tristezza, ma solo se è poca. Vai negli spogliatoi, china il capo, prova dispiacere, rabbia, delusione, ma poi torna su che c'è il tuo podio. Su la testa, adesso. Felugo, Tempesti e gli altri hanno fatto il massimo. Hanno dato il massimo. Non si può chiedere più del massimo agli sportivi. Si vince, si perde. Se arrivi secondo dopo i migliori non ti puoi lamentare. Le medaglie non sono tutte uguali. Ci sono alcuni argenti che valgono meno di altri.

Ecco, questo vale di più.

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