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La settimana che ha ribaltato il derby

La settimana che ha ribaltato il derby

La Roma tra il Barcellona e il Liverpool. La Lazio tra Salisburgo e il lettino dello psicologo. E poi, alla fine della settimana più pazza del calcio romano, c'è il derby di domani sera (20,45). Una partita che normale non è mai ma che stavolta, più di ogni altra volta, è un match almodovariano (la Roma matadòr, la Lazio sull'orlo di una crisi di nervi).

È la partita in cui la Lazio fa all-in e la Roma non proprio, ma insomma. Ci si gioca tutto: il terzo posto, il quarto posto, insomma la Champions League dell'anno prossimo, la supremazia cittadina, l'onore, l'odore (dei soldi), la rabbia, l'orgoglio e pure un po' di depressione (sponda biancoceleste).

Tutto è cambiato in quattro giorni dentro il raccordo anulare. Nello scorso fine settimana la Lazio aveva vinto a Udine e raggiunto al terzo posto i cugini giallorossi battuti all'Olimpico dalla Fiorentina che la morte di Astori sembra aver reso una macchina da guerra. La partita di Dzeko e compagni era stata, sabato scorso, un capolavoro di velleitarismo, di inconcludenza, perfino di sfiga, con tre pali e una manciata di palle gol sprecate come una mozzarella lasciata scadere in frigo.

Poi i tre giorni del condor: la Roma travolge e sbianchetta il Barcellona diventando la seconda squadra di mezza Italia, sbarca alle semifinali di Champions League trentaquattro anni dopo la sua univa volta, si gode col pop corn in mano lo psicodramma dell'eliminazione della Juventus - che dà ancora più importanza alla sua impresa - pesca anche in semifinale il Liverpool, l'avversario più gradito per livello tecnico e mood (ricordate la finale di coppa dei Campioni del 1984 all'Olimpico?). La Lazio invece si fa dare lo sfratto esecutivo dall'assai meno nobile Europa League dagli energizzati concittadini di Mozart prendendo tre gol in altrettanti minuti e subendo la rimonta perfetta, la stessa uguale e contraria messa in scena due giorni prima dalla Roma. I meme di sfottò riempiono la Rete. «Meno male che abbiamo evitato il Salisburgo», scrive un fan di De Rossi. «I giocatori del Salisburgo hanno un bidone di spazzatura al posto del cuore», ride un altro.

Ma badate: alla fine c'è poco da ridere. Lo sanno anche i tifosi romanisti, ai quali la propensione al mélo calcistico ha scippato spesso l'allegrezza. Domani sera gli umori potrebbero essere scambiati un'altra volta.

Siamo a Roma, dove quando si parla di pallone nulla è banale.

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