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Sfida da 40 milioni tra squadre sfinite

di Tony Damascelli

U na partita da 40 milioni. Non male, per chiudere la stagione. Lazio e Inter si rivedono dopo quel cinque maggio amarissimo per i milanesi. E' sfida finale per andare in Champions e sistemare i conti che hanno valenza diversa per i due club: solidi quelli laziali, affannati quelli interisti. La Lazio gode di un vantaggio di tre punti, può giocare, come si usa dire, su due risultati ma non ha le energie per questo tipo di calcoli. Recupererà forse due uomini, Parolo e Immobile, la cui assenza è stata decisiva a Crotone in una trasferta malata per il ritmo, le difficoltà offensive e per l'abulia e il football barocco di un paio di artisti, Felipe Anderson e Milinkovic Savic. Il pareggio consente a Inzaghi di affrontare l'avversario ultimo con meno pressione ma con uguale urgenza.

L'Inter è quella che ormai si è fatta riconoscere da tempo: promette e non mantiene, premette e brucia tutto, gioca a tratti e si smarrisce per il resto, si eccita e si deprime, scarica i propri limiti su arbitri e favori altrui e dimentica di non avere ancora trovato una linea costante, la sconfitta con il Sassuolo non è un episodio, i dodici pareggi sono la cifra di una stagione impiegatizia che soltanto Icardi ha reso manageriale e illustre. In fondo l'Inter è espressione del suo allenatore attuale, Spalletti è un ottimo professionista ma si avvita in elucubrazioni che spesso soltanto lui medesimo comprende. Il tecnico di Certaldo ha consegnato sabato alla sua ex squadra la certezza di un posto in Champions e sempre a Roma, contro la rivale del derby che fu, dovrà giocarsi la faccia e la classifica. Non ci sono alternative per l'Inter: deve vincere e basta anche se i meriti del campo, dico della qualità del gioco, dovrebbero premiare la Lazio. Ma nel calcio questo non conta. Conta, semmai, l'ultima giocata, l'ultimo risultato, gli ultimi novanta minuti. Il duello Lotito-Cina è da commedia all'italiana ma ha un suo significato profondo, di qua la saggia economia domestica, di là eurodollari di propaganda tra debiti pesanti.

Non è una finale, perché non ci saranno supplementari e rigori. E' una partita che riassume un anno di football.

Posso già prevedere lacrime e champagne.

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