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Sfida tra giochisti e risultatisti sulla pelle della Signora

Più che la promessa qualità, Sarri ha messo la Juve sulle montagne russe. E i -7 punti parlano chiaro

Sfida tra giochisti e risultatisti sulla pelle della Signora

La sconfitta della Juventus contro la Lazio è materiale da «giochisti» e «risultatisti». È interessante leggere le ultime tre sfide tra le due squadre all'Olimpico. Due stagioni fa i bianconeri vinsero con un gol di Dybala al novantatreesimo dopo una brutta prestazione; un anno fa servì una rimonta nel finale con rigore di Cristiano Ronaldo, dopo oltre un'ora di sofferenza. Sabato la Juventus di Sarri per quasi un'ora è stata tra le migliori viste finora prima di crollare. In sintesi: quando doveva perdere ha vinto, quando doveva vincere ha perso.

E così le vedove di Max Allegri non hanno perso l'occasione per rimpiangerlo. Anche perché la rivoluzione di Maurizio Sarri per ora è un condensato di dubbi. C'è un malessere che avvolge la Signora perché parlare di crisi al primo ko stagionale sarebbe esagerato. Però il tonfo con la Lazio certifica quel senso di incompiuta che la Juventus si è cucita addosso. Quegli alti e bassi che neanche sulle montagne russe. Sarri non ha prodotto bel gioco, ma solo effetti collaterali per ora. Se i risultati raccolti mascherano il malessere, le statistiche lo esaltano: meno sette punti rispetto all'anno scorso e soprattutto la Juventus non subiva un gol a partita (15 nelle prime 15 gare) dalla stagione 2010-2011. I numeri dicono che anche tatticamente c'è qualcosa che non torna: la Juve non ha le ali (a parte il fragile Douglas Costa), è solo sedicesima per cross fatti. Questo la rende prevedibile con il fraseggio centrale. Sarri ha ripiegato sul trequartista, ma Bernardeschi in quel ruolo fatica. E l'allenatore a parole si è allegrizzato, a proposito di giochisti e risultatisti: «Mi interessa ora subire meno e vincere al novantesimo»; «Siccome alleno la Juventus non vorrei andare in svantaggio».

I dubbi entrano ed escono dal campo. Perché il mercato finora non convince. Solo De Ligt ha trovato posto in pianta stabile, complice l'infortunio di Chiellini, il valore dei vari Danilo, Rabiot e Ramsey è indecifrabile tra infortuni e scelte tecniche. C'è una lacuna nel settore dei terzini, c'è un attacco difficile da amalgamare, figlio di un equivoco per presunte mancate cessioni, c'è un centrocampo che accusa un deficit cronico. A gennaio serve qualcosa in mezzo: lo scambio Rakitic-Emre Can sarebbe un colpo.

Non solo. I messaggi social bianconeri che richiamano tutti allo stare uniti (da Dybala a Ronaldo a Pinsoglio); Bonucci che dal prato dell'Olimpico «invita» l'allenatore a stare calmo da non sottovalutare. Proprio Sarri ci deve mettere del suo per ricompattare l'ambiente. Il ko con la Lazio ricorda quello di Firenze nel dicembre 2016, che convinse Allegri a varare il modulo a «5 stelle». Quella Juve vinse il campionato e arrivò in finale di Champions.

Alla fine si torna sempre a risultatisti e giochisti.

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