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Signora sgonfiata Pjanic è un peso nel rebus di Allegri

L'ex Roma delude ancora una volta La squadra sempre in cerca d'identità

Signora sgonfiata Pjanic è un peso nel rebus di Allegri

Inutile arrivare un giorno prima se poi anche la benzina finisce un'ora prima. La Juventus stremata lascia giustamente la coppa al Milan bello fresco, nonostante il ritardo aereo. Secondo schiaffo dei rossoneri in faccia ad Allegri e alla sua orchestra stonata. Football modesto, quello della Juventus, lentissimo nei movimenti, inchiodato alla ignavia di Pjanic che non ha corpo e anima, è un peso per tutta la squadra costretta a non trovare né ispirazione nell'ultima fase, come dovrebbe essere obbligo del bosniaco, né in chiave difensiva laddove l'ex romanista è latitante. Ma Allegri ha scelto di perseverare nell'errore e la squadra si è lentamente ma inesorabilmente sfilacciata mentre il Milan, senza strafare, l'ha messa all'angolo, meritando di chiudere ben prima dei supplementari, e dunque dei rigori, la partita.

Stavolta la fortuna non ha baciato il tecnico livornese, si sono messi di mezzo anche i guai muscolari di Alex Sandro, il migliore della comitiva, e di Sturaro, a ingolfare il motore già intasato della Juventus. Giocando così male non si va avanti nelle partite secche. Si può primeggiare in campionato, come sta accadendo da cinque anni e mezzo, ma al momento del faccia a faccia la Juventus mostra limiti evidenti. Sta cercando un centrocampista e un difensore, lo farà tra qualche settimana, considerati gli infortuni e gli impegni di coppa d'Africa di alcuni dei suoi ma non va trascurato un dato: dopo cinque mesi, Massimiliano Allegri non ha ancora fatto una scelta definitiva di formazione e non può nemmeno tirare fuori l'alibi delle numerose assenze. Perché da Lichsteiner a Dani Alves, da Rugani a Evra, da Asamoah a Lemina, da Pjanic a Sturaro, fino a Cuadrado, nessuno ha mai capito quale sia l'identikit di questa squadra, i suoi lineamenti definitivi non soltanto definiti, se deve giocare a due punte con un esterno, se si dispone a tre o a quattro, se, se,se.

Soltanto l'esperienza e la forza di alcuni dei suoi uomini, non certo il gioco, la qualità delle azioni o la velocità di esecuzione, spiegano i risultati finora ottenuti. Era evidente, con il passare dei minuti, che la Juventus non avesse più ossigeno, al fischio dell'intervallo del primo supplementare, quattro bianconeri si sono distesi sul prato, sfiniti dalla stanchezza, segnale che ormai la squadra era in riserva. Ed è stato buffo ascoltare gli strilli di Allegri, quasi potessero ridestare bambolotti sgonfi. Merito del Milan, merito del football ordinato e ordinario, merito di Donnarumma che è roba tutta italiana come una fetta grande della squadra di Montella ispirata dal torero Suso. Demerito della Juventus che non può pensare di vivere di rendita sempre e comunque, approfittando anche delle distrazioni altrui. Le chiacchiere del dopopartita sono un vuoto pneumatico.

La società sa bene quale sia il problema.

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