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La Signora si spaventa ma passa

Brivido per un palo di Gomez, poi Pjanic su rigore blinda la finale di coppa Italia

La Signora si spaventa ma passa

nostro inviato a Torino

Basta e avanza il compitino alla Signora per centrare la quarta finale di coppa Italia consecutiva. «Abbiamo giocato per fare la storia», dice Massimiliano Allegri perché solo i bianconeri con Barcellona e Psg possono vincere quattro volte di fila la coppa nazionale. La Juventus inizia così nel migliore dei modi il trittico di partite che in otto giorni potrebbe incidere pesantemente sulla stagione. Perché dopo l'Atalanta ieri, sabato c'è la Lazio in campionato e mercoledì il Tottenham in Champions League.

Nel gelo dello Stadium non poteva che essere di rigore il gol che ha chiuso il discorso qualificazione contro la solita volitiva squadra di Gasperini. Per la Dea il rammarico si chiama Papu Gomez perché il palo centrato da oltre trenta metri su sbandata della difesa bianconera e Buffon in libera uscita, assomiglia più a un gol sbagliato. E dopo il rigore fallito all'andata, depositato lentamente tra le mani di Gigi, il capitano nerazzurro è il protagonista in negativo di questa semifinale. Decisa dagli episodi: la prodezza di Higuain a Bergamo; il penalty di Pjanic ieri. Ma per Gasp il contatto Mancini-Matuidi non era fallo: «Il rigore non esiste». A quel punto quello che restava della partita, un quarto d'ora, non ha avuto più nulla da dire.

Così Allegri si è messo in tasca la sesta finale in sette competizioni disputate sulla panchina della Juventus. L'allenatore non si scompone, divide i meriti tra «la società e un gruppo di giocatori con valori tecnici e morali importanti. Per questo mi diverto ad allenarli». E anche a metterci mano in corsa come ieri quando ha cambiato faccia alla squadra spostando nella ripresa Douglas Costa (che ha risposto al palo atalantino colpendo la traversa) alle spalle di Mandzukic. Il brasiliano è diventato imprendibile e determinante dopo che per un tempo era stata una Signora disordinata, con De Roon incollato a Pjanic, a togliere di fatto la luce ai bianconeri. Comunque Buffon nei primi 45' ha dovuto solo controllare uno spunto di Gomez, mentre dall'altra parte Mandzukic ha sbattuto contro Berisha. Tutto qui il primo tempo, in cui si è fatta vedere ancora la neve dopo mezz'ora. Nessun problema a differenza della tempesta di domenica scorsa che aveva obbligato al rinvio, ma spalatori prontamente allertati. A proposito, stavolta Gasperini presenta l'Atalanta vera e non quella totalmente rimaneggiata che aveva fatto gridare alla vergogna dalle parti di Napoli tra scansopoli e messaggini partiti senza nemmeno aspettare che le squadre scendessero in campo.

La Juventus invece aspetta di rispondere sul campo a Sarri che aveva paragonato la sua squadra all'Olanda e che come gli orange sarebbe stata ricordata per il bel gioco. La Signora ribadisce di essere affamata di vittorie, di non voler lasciare nulla. L'ennesima riprova la partita di ieri, sofferta ma lottata fino all'ultimo. Allegri fa filosofia: «Io non so se diranno la Juve di Allegri tra 20 anni, ma sicuramente qui si lavora per vincere. Il filo è sottile tra bel gioco e vittoria». Nel dubbio la Signora ricama sempre, di filo, quello che fa alzare trofei. Si entra nel momento più importante della stagione e servirà anche il miglior sarto, cioè Dybala. Ieri ha messo nelle gambe un altro quarto d'ora, gli è bastato per spiegare come si dà del tu al pallone con le sue scarpe bianche. Sembrava un maggiordomo con i guanti bianchi pronto a entrare in sala per le portate più importanti.

Dall'Olimpico a Wembley, Lazio e Tottenham, due ristoranti importanti per la Signora per tenere nel menu il triplete.

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