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Il silenzio come complicità: Carolina nei guai

Il silenzio come complicità: Carolina nei guai

Copertura e complicità, ecco le due parole che rischiano di incastrare Carolina Kostner, fino ad oggi rimasta al riparo dalla bufera-doping che ha distrutto Alex Schwazer, ex fidanzato, ex marciatore, ex atleta, e fatto sbiadire la faccia (di non identificato materiale) di tanti tra Coni e Federazione atletica. La 27enne pattinatrice azzurra sarà ascoltata dall'Ufficio di Procura antidoping del Coni, venerdì alle 13 per rispondere degli articoli 2.8 e 3.3 delle norme antidoping che parlano di «copertura» e «complicità». E i rischi di condanna e addio al suo mondo sono pesanti.

Schwazer, pescato dal doping poco prima delle Olimpiadi 2012 e poi squalificato fino al gennaio 2016, negli interrogatori alla Procura di Bolzano ha ammesso di essere stato coperto dall'ex fidanzata per evitare alcuni controlli nella casa di Obersdorf. La Kostner ha raccontato di averlo coperto. «Feci come mi disse e poi mi arrabbiai con lui». Carolina avrebbe parlato dell'uso da parte di Alex di una macchina notturna per l'ossigeno, vietata in Italia, e di altri mancati controlli. Qualcuno si domanderà come mai la complicità della Kostner, neppur difficile da immaginare da parte di inquirenti sportivi e non, sia venuta alla luce così tardi. Servivano i verbali degli interrogatori ed ora il Coni sta per entrarne in possesso. Una eventuale colpevolezza porterebbe a una pena pesante: minimo 4 anni fino all'inibizione a vita. Più percorribile la prima ipotesi. Fra l'altro la Kostner, bronzo ai Giochi di Sochi quest'anno e ai mondiali di Saitama, dovrà dare spiegazioni sulla presunta frequentazione sua e di Schwazer, con il dottor Michele Ferrari, inibito dal Coni.

Intanto il Coni segna un punto a favore grazie all'ok giunto dal garante della privacy per l'autorizzazione all'uso del sistema «Adams», acronimo di Anti-Doping Administration and Management System, ossia il sistema online di gestione e amministrazione ideato dalla Wada per inserimento, raccolta, memorizzazione dati degli atleti: il passaporto biologico. Dopo un anno di insistenza, Malagò ha ottenuto il via libera sulla privacy e l'ente potrà prender visione del passaporto degli atleti, avere informazioni più aggiornate circa eventuali stranezze.

Al netto delle figuracce di medici e dirigenti, sarà più difficile scampare a controlli e convivere con valori fasulli.

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